La sentenza dopo dodici anni di processi, sequestri e scempi
Bonifica Bagnoli, disastro giudiziario altro che ambientale: dopo 12 anni solo assoluzioni

Altro che disastro ambientale. Alla luce della sentenza della Corte d’appello di Napoli quello su Bagnoli appare come un disastro giudiziario, per dirla con le parole dell’avvocato Riccardo Polidoro, difensore di due degli imputati nel corso dell’arringa pronunciata ieri prima che i giudici si ritirassero in camera di consiglio. Dopo dodici anni di processo, di carriere interrotte, di reputazioni messe in dubbio, di fallimenti (quello della Bagnolifutura, società di trasformazione urbana che doveva guidare la rinascita dell’ex area industriale), e con un pezzo di città, Bagnoli appunto, finito sotto sequestro e poi lasciato per altrettanti anni al degrado e all’abbandono, la sentenza dei giudici della terza sezione della Corte d’appello arriva alla conclusione che il disastro al centro delle tesi della Procura e dei suoi superperiti non c’è stato.
«Il fatto non sussiste» recita la formula usata dai giudici per assolvere tutti gli imputati, professionisti che agli inizi del Duemila furono travolti dallo scandalo giudiziario sollevato attorno alle iniziative per riqualificare e bonificare la vecchia area industriale di Napoli, quella che si affacciava sul mare di Bagnoli, un mare e un quartiere martoriati da troppi anni. Tutti assolti, gli imputati. Sono Gianfranco Caligiuri ex direttore tecnico di Bagnolifutura, Alfonso De Nardo, dirigente Arpac, Mario Hubler, ex direttore generale della società Bagnolifutura, Giuseppe Pulli, all’epoca dei fatti coordinatore del dipartimento ambiente del Comune di Napoli, Sabatino Santangelo, ex presidente di Bagnolifutura ed ex vicesindaco di Napoli che aveva espressamente rinunciato alla prescrizione nel processo d’appello certo della sua estraneità alle accuse. Confermata la prescrizione per Federica Caligiuri, componente di un laboratorio di analisi che lavorò ai prelievi su Bagnoli.
Tra novanta giorni sarà depositata la motivazione della sentenza, ma appare già evidente che tutta l’impostazione della Procura, portata avanti per anni anche a suon di superperizie, è stata demolita. Si basava su un fatto che non sussiste dicono ora i giudici dell’appello. E pensare che sulla base di quelle accuse (disastro colposo e truffa) si sono condizionate vite e scelte di vita, sequestrati pezzi di suolo (basti pensare al Parco dello Sport inaugurato dopo i lavori e poi lasciato al degrado e alle devastazione dopo i sequestri). Pensare che molti dei suoli di Bagnoli sono rimasti per anni invenduti perché su di essi pesava l’ombra dell’inquinamento. Ora si scopre che il disastro non c’è stato, che le conclusioni delle indagini non sono da condividere. Che disastro, viene da dire, pensando però al disastro giudiziario, agli ani di indagini e processi. Sarebbe stato assolto anche Gianfranco Mascazzini, l’ex direttore generale del ministero dell’Ambiente che nel frattempo è morto per cause naturali: nel dispositivo si legge che nei suoi confronti non si procede per morte dell’imputato.
Era il 2007 quando comparve la prima iscrizione sul registro della Procura e l’indagine su Bagnoli ebbe inizio. Da allora partì un lavoro investigativo che nell’aprile del 2013 portò al sequestro dell’ex area Italsider, ex Eternit, incluso il Parco dello Sport. La Procura mise sotto accusa la dirigenza della società Bagnolifutura. Fu ipotizzata la truffa pensando che quei professionisti si fossero in qualche modo accordati per “mandare avanti la baracca”, cioè per non perdere la società, e fu contestato il disastro ritenendo che in alcune aree il livello di inquinamento fosse aumentato per gli interventi di bonifica. In primo grado ci fu un lungo e complesso dibattimento, uno scontro tra relazioni dei consulenti di accusa e difesa, persino una superperizia disposta dai giudici del tribunale che alla fine emisero condanne. La difesa degli imputati (nel collegio, tra gli altri, i penalisti Claudio Botti, Carlo Di Casola, Giuseppe Fusco, Massimo Krogh, Maurizio Lojacono, Riccardo Polidoro, Domenico Pulitanò) ha sempre contestato le accuse. Ieri la sentenza d’appello che quelle condanne ha cancellato. Tutti assolti.
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