«Bagnoli vergogna mondiale», ha commentato il presidente della Regione Vincenzo De Luca partecipando al convegno promosso dall’Ance Campania, dopo aver presentato a Salerno la grande piazza della Libertà quasi fosse solo un suo personale successo. Già, Bagnoli, il grande affare di cui cantava Bennato, il sogno negato, la speranza tradita di un intero quartiere, di un’intera città. Bagnoli, per i napoletani, è un futuro che non arriva mai, è una fiducia che si spegne e si riaccende con una frequenza ormai sempre più lontana, è l’indignazione di fronte a promesse che la politica non ha saputo mantenere.

Per questo quando De Luca afferma che Bagnoli è una «vergogna mondiale» sembra parlare come il passante che osserva, commenta e se ne va, condividendo con i napoletani quel diritto all’indignazione che invece dovrebbe essere prerogativa esclusiva dei cittadini visto che, che se Bagnoli non è rinata in questi trenta e più anni, la colpa è soprattutto dei tempi e delle scelte della politica. Cioè di quelle istituzioni che anche lui, De Luca, rappresenta.
L’attuale commissario di governo per Bagnoli è espressione del Movimento Cinque Stelle, il partito con cui il Pd di De Luca ha siglato un patto per le prossime comunali napoletane. E nella cabina di regia per Bagnoli c’è il Governo, ma anche la Regione e il Comune.

È chiaro che De Luca ce l’ha con l’amministrazione comunale, è chiaro che il suo commento su Bagnoli vuole essere un pretesto per sottolineare le lacune di una gestione cittadina che si avvia a far parte del passato. Nelle parole del governatore c’è anche un po’ della sua “salernocentricità”: «Ero a inaugurare piazza della Libertà a Salerno e mi sono domandato a Napoli quali opere pubbliche di rilievo sono state fatte negli ultimi trent’anni. Non me ne è venuta in mente una». E fa l’esempio di Bagnoli che è sì una vergogna, ma per tutte le istituzioni. Puntare il dito, adesso, non serve più. Vale la pena forse di raccogliere l’invito della ministra per il Sud Mara Carfagna e ricordarsi che «tutte le istituzioni hanno il dovere di collaborare per trovare rapidamente un’intesa condivisa». Sul tavolo c’è la ricostruzione di Città della Scienza e soprattutto l’ambizioso progetto di rinascita di Bagnoli.

I cittadini devono sapere a che punto è la bonifica, quali interventi si intendono realizzare, quali tempi si prevedono. E hanno il diritto di vederli rispettati quei tempi, senza più rinvii, senza più giustificazioni, senza più rimpalli tra enti locali e ministeriali, senza più commissari straordinari che si succedono. Non se ne può più nemmeno di attendere ancora l’esito del processo sulla bonifica, che dura da quasi dieci anni e alla fine dovrà dirci se e quanto denaro pubblico è stato sprecato, se e dove l’inquinamento della zona è aumentato, se e come la bonifica affidata a Bagnolifutura nei primi anni Duemila è stata eseguita. Il processo si basa su una mole impressionante di atti, 40mila pagine di faldoni, perizie e superperizie: è in corso davanti alla Corte d’Appello e se non ci saranno intoppi dovrebbe arrivare a sentenza tra dicembre e gennaio prossimi. Le risposte che arriveranno col verdetto saranno importanti per il futuro di Bagnoli. Nel frattempo, lasciamo che a indignarsi siano solo i cittadini.

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Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).