Avete presente il fragore prodotto dai ceffoni che Bud Spencer e Terence Hill assestavano ai malcapitati? Ecco, il fatto che la Italvolt abbia scelto di insediare in Piemonte la gigafactory che dovrebbe generare 19mila posti di lavoro, suona come un sonoro schiaffo per il governatore campano Vincenzo De Luca. Anche la nostra regione, secondo quanto riportato dal Corriere del Mezzogiorno, figurava tra quelle che la multinazionale guidata dall’imprenditore svedese Lars Carlstrom valutava come possibili sedi di un investimento da oltre quattro miliardi di euro. Alla fine, però, il Piemonte l’ha spuntata tanto sulla Campania quanto sulla Calabria, terre che avrebbero bisogno come il pane di capitali stranieri capaci di generare valore aggiunto e posti di lavoro.

Perché la scelta di Italvolt suona come uno schiaffo a De Luca? Perché il governatore ha sempre dimostrato particolare attenzione per le condizioni indispensabili affinché le pubbliche amministrazioni possano spendere le risorse europee in modo efficiente e gli imprenditori privati investire. Recentemente il presidente della Campania si è scagliato contro la «palude burocratica» che impone tempi di attesa insostenibili anche per chi debba ottenere un semplice parere ambientale o il nulla osta di una Soprintendenza. E, oltre a rivendicare miliardi per il Sud e la Campania, De Luca ha messo in guardia il governo Draghi che si appresta a gestire le risorse concesse dall’Europa attraverso il Recovery Fund: «O prosciughiamo la palude di procedure, codice degli appalti, sovrapposizioni tra istituzioni e pareri da rilasciare o tra cinque anni ci troveremo ancora a discutere di come vanno spesi quei fondi».

Eppure la Campania non sembra aver fatto molto, per quanto di sua competenza, per rendere il proprio territorio più attrattivo e appetibile agli occhi degli investitori europei e del resto del mondo. Tanto è vero che, secondo i dati elaborati dal Centro Studi di Confindustria e diffusi sempre dal Corriere del Mezzogiorno, in sole cinque regioni del Nord si concentrano il 68% degli addetti impiegati e il 76% del valore aggiunto prodotto dalle imprese straniere attive in Italia. La Campania, per quanto riguarda il secondo indicatore, non va oltre il 2,3%.

Ora, all’orizzonte, c’è un’altra ghiotta occasione. La francese Venkor punta ad aprire in Campania uno stabilimento da 2mila posti di lavoro e un investimento complessivo di tre miliardi. Il tutto entro il 2023. Antonio Marchiello, assessore regionale alle Attività produttive, ha fatto sapere che ci sono buone possibilità che la multinazionale investa nella valle dell’Ufita, in Irpinia. A questo punto, dopo lo schiaffo ricevuto da Italvolt, Palazzo Santa Lucia non può “porgere l’altra guancia”.

Occorre che la Campania metta in piedi una grande operazione di industrializzazione capace di coinvolgere la Confindustria locale, le università e i Comuni, replicando la strategia che ha consentito al Piemonte di strapparle l’investimento di Italvolt. Ed è anche indispensabile che De Luca si muova in prima persona per facilitare l’operazione, spendendo tutto il suo peso politico per far sì che l’operazione vada in porto, proprio come ha fatto il suo collega Alberto Cirio con la Italvolt. Per la Campania è il secondo treno: stavolta bisogna fare di tutto per non perderlo.

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Classe 1987, giornalista professionista, ha cominciato a collaborare con diverse testate giornalistiche quando ancora era iscritto alla facoltà di Giurisprudenza dell'università Federico II di Napoli dove si è successivamente laureato. Per undici anni corrispondente del Mattino dalla penisola sorrentina, ha lavorato anche come addetto stampa e social media manager prima di cominciare, nel 2019, la sua esperienza al Riformista.