La ripartenza del sistema economico nazionale (e non solo) passa necessariamente attraverso una partecipazione attiva al tavolo europeo e una spesa strategica dei fondi legati al NextGeneration Eu, il cosiddetto Recovery Fund. Paesi come la Germania e la Francia hanno già, sul finire dell’anno scorso, individuato le priorità di spesa collegando innovazione, ambiente, sviluppo e occupazione. Su questo fronte il governo Conte si è dimostrato incapace di organizzare una cabina di regia condivisa. Con Mario Draghi abbiamo forse l’occasione storica di ragionare in maniera “europea”, intervenendo su tutti quegli ostacoli burocratici che oggi vedono il nostro Paese meno competitivo rispetto agli altri Paesi leader dell’Unione.

Un primo tema da affrontare è quello della ripartizione dei fondi. La chiave di lettura più opportuna ritengo sia la qualità della proposta: affinché il Sud abbia ciò che gli spetta deve presentare progettualità di altissimo livello tecnico con immediate ricadute sul sistema economico e sociale. Dobbiamo ragionare per esempio sulla circular economy e sulle energie rinnovabili, approfondire il passaggio al green e al riciclo che sono non soltanto il presente ma il futuro dell’economia internazionale. Nel Sud Italia, date le sue caratteristiche climatiche e morfologiche, abbiamo grandi opportunità legate al mix di energie rinnovabili: eolico, fotovoltaico e gas naturale. Siamo forse la realtà che dispone, rispetto ad altri contesti, di una potenzialità naturale largamente inutilizzata anche a causa della burocrazia.

Occorre managerialità e programmazione, strumenti economici innovativi e chiarezza normativa. Snellire il sistema di autorizzazioni regionale è una scelta obbligata, pena dover rinunciare a quel rapporto tra tempistica e investimenti che è indispensabile per ogni imprenditore. Occorre applicare un modello europeo e sapere che, se un’opera è fattibile, la stessa deve avere tempistiche di autorizzazione certe. Dunque snellire l’apparato burocratico e il sistema delle autorizzazioni è indispensabile.

Il secondo passaggio è orientare gli studi dei giovani talenti verso i settori più promettenti. Parliamo spesso di cercare un lavoro, ma poco su come creare dei nuovi lavori. Necessitiamo di persone in possesso di quella visione generale e internazionale indispensabile per raggiungere determinati obiettivi. Gli investimenti si possono realizzare se si trovano tutti i requisiti per poterli fare. Occorrono criteri di managerialità anche nell’interlocuzione con il pubblico, dove troppo spesso le competenze non appaiono aggiornate.  Ritengo, dunque, che non sia una questione di quanto è indirizzato al Nord e quanto al Sud: ciò che conta è la qualità della programmazione e della realizzazione degli investimenti. Così come è avvenuto nel mondo dell’innovazione tecnologica, con Apple che ha deciso di investire a Napoli, occorre costituire un fronte unico affinché vi sia reale condivisione di obiettivi.

Il Next Generation Eu è un’opportunità unica per riorganizzare il nostro sistema intervenendo anche sulle infrastrutture, per esempio sui sistemi di reti e distribuzione elettrica. Così come si parla del 5G nel settore delle comunicazioni, altrettanta attenzione va dedicata alla generazione e trasmissione elettrica. Se sapremo organizzare una vera e propria rete di competenze ed eccellenze che potrà essere finanziariamente supportata dai fondi europei, allora avremo tutte le carte in regola per rilanciare il modello italiano e divenire punto di riferimento in Europa e nel Mondo. Immaginare di non coinvolgere il Sud in questa grande rivoluzione epocale è un errore grave, che rischia di spaccare ancor di più il Paese con pesantissime ripercussioni sociali.