Genere letterario, o anche specializzazione universitaria. Con tanto di baroni e master super prestigiosi, una sorta di Luiss delle correnti dem. Materia viva, in costante aggiornamento, con famiglie che si smembrano e si ritrovano da un’altra parte, sotto un’insegna nuova fiammante, una soap che sta raggiungendo il record di stagioni di Beautiful. È il vero Tinder del Pd, trovare l’anima gemella al Nazareno è una pesca miracolosa da luna park, alla fine si rimedia sempre qualcosa. Anche sui nomi delle aree culturali (come le chiamano i dirigenti per attutire il sapore democristiano che rimanda il termine) è in atto una stupefacente evoluzione. Nel senso: basta con Base riformista (l’Arca di Noè creata da Lorenzo Guerini e Luca Lotti orfani di Matteo Renzi) o con la pluripremiata Area dem che con Dario Franceschini ha vinto tutte le competizioni interne.

Le 12 correnti Dem, un album della Panini

Ora i creativi di marca dem testano sigle dal sapore ferroviario come Diurna (la nuova casa di Nicola Zingaretti e di Francesco Boccia) o D’ario, che altro non è che il nome proprio dei due fondatori: il “rampante” ex sindaco di Firenze Dario Nardella e l’inarrivabile ex ministro della Cultura, che butta nella mischia anche la consorte (la “ruspante” Michela De Biase) oltre che il “rianimato” Roberto Speranza. Le ultime due nate sono l’undicesima e la dodicesima corrente: un album delle figurine Panini, una fertilità che non si ferma neanche con Elly Schlein, che naturalmente aveva iniziato il suo mandato promettendo una “guerra” ad alzo zero, come il suo sfortunato predecessore Enrico Letta. Una retorica ben nota al Nazareno: il segretario fa la voce grossa i primi tempi, poi si adagia, e le correnti riprendono a germogliare in tutta tranquillità.

Schlein, le correnti e la guerra durata pochi mesi

La narrazione dell’attuale inquilina, l’imprevista, è un po’ lontana dalla realtà: alle primarie fu sostenuta da Franceschini, Orlando, Zingaretti, il giro degli amici di Bersani. Insomma, una bella fetta del giro correntizio del Pd. Però le va dato atto che da quando c’è lei, tutte le aree culturali sono di maggioranza, compagnie di “volontariato” che vogliono semplicemente dare una mano a “casa”, sbrigare un po’ di faccende, una vera famiglia tribale. Come Rete democratica, il consesso del sindaco ombra della Capitale, Claudio Mancini, che insieme a Goffredo Bettini ha curato il successo elettorale di un astro nascente: Matteo Ricci che, peraltro, era già volto televisivo del renzismo dei tempi d’oro. Poi c’è Crea, il terratetto degli amici del cuore di Enrico Letta, la mobilissima Anna Ascani e il sardo, già tagliatore di teste, Marco Meloni. Che raduna anche un po’ di anime disperse, l’ex ministra Beatrice Lorenzin, il già renziano Andrea Casu, il fedelissimo di Maurizio Martina, Matteo Mauri. Un caso studiato nelle università di tutto il mondo, quello che riguarda Matteo Orfini e Francesco Verducci: inossidabili, sempre insieme, una coppia inaffondabile. Ai bei tempi si chiamavano giovani turchi, ora sono un po’ le “Sandra e Raimondo” del Pd. Altra corrente duale, quella degli ex capogruppi Debora Serracchiani e Graziano Delrio.

Prima delle Europee lo sport preferito era attaccare il segretario

Sempre nella categoria degli evergreen Andrea Orlando con i suoi Dems. Un circolo solido: il senatore Antonio Misiani, la vicepresidente del Senato Anna Rossomando, il tesoriere Michele Fina. Vacche magrissime invece per la minoranza, dopo la sindrome di Stendhal, che ha colpito Stefano Bonaccini, sedotto da Elly Schlein. Resistono nuclei sparsi di dissidenti, che però si fanno sentire, soprattutto sulla politica estera: Lia Quartapelle, Filippo Sensi, Giorgi Gori, Elisabetta Gualmini. Coraggiosi. I loro riferimenti restano Paolo Gentiloni e il “cauto” Lorenzo Guerini. Quindi una maggioranza bulgara, frastagliata da 12 correnti, che ha smesso di praticare lo sport preferito: mettere in discussione il segretario di turno. Il 24% delle europee è stato tombale: “Ci tocca sopportare Elly con tutte le sue stranezze”. Ed essere ben posizionati quando si ridiscuterà l’organigramma. Che è la vera laurea ad honorem dell’homo democraticus di tutti i tempi.