Caro direttore,

le analisi di Paolo Macry, contenute nella bella intervista di Vittorio Ferla sul Riformista del 19 settembre, sono come sempre puntualissime e per molti aspetti difficilmente confutabili. Il bipolarismo italiano viene definito «farlocco» e in buona sostanza è così fin dalla sua nascita: una nascita, lo ricordiamo tutti, forzosa e innaturale. Ma, come spesso avviene, le analisi riformiste sono perfette ma poi mancano nell’individuazione del “che fare“.

I due poli dominano la scena politica

Da quello che si capisce, da questa e altre analisi del Riformista, è che bisognerebbe che qualcuno (ma chi?) costruisse un partito nuovo – se ne parla, in vario modo, da quarant’anni almeno – genuinamente riformista, cioè atlantista, garantista, anti-populista e chi più ne ha più ne metta: ci siamo capiti. Fuori e contro i due poli esistenti che, pur malridotti che siano, comunque dominano la scena politica italiana.

Terzo Polo andato a farsi benedire

A questo proposito, caro Claudio, scrivi che il bipolarismo «è in frantumi», elencando tutte cose vere. Tuttavia il centrodestra regge e governa da due anni (lasciamo qui stare il giudizio di merito) e non sembra proprio sul punto di mollare. Il centrosinistra è il centrosinistra, con i soliti aspetti manicomiali che conosciamo, ma è pur vero che ha risolto il problema di chi deve guidarlo: la segretaria del Pd in quanto leader del partito più forte. Ed è già qualcosa, dato che la questione della leadership ha dilaniato il centrosinistra per decenni. Chi è andato veramente a farsi benedire è il Terzo Polo, non i primi due poli.

Riformismo nel centrosinistra depurato dal grillismo-contismo

La domanda pertanto è questa: non tanto quella, un po’ astratta, se vi sia spazio per una forza riformista; ma se, stante la sussistenza di uno schema bipolare, non si debbano abbandonare velleità terziste ed equidistanti ma porsi l’obiettivo di condizionare nei modi più efficaci e plurali possibile i due schieramenti. È quasi impossibile che questo centrodestra a trazione meloniana possa contemplare elementi di riformismo, specie in politica economica. Più naturale che sia un nuovo centrosinistra, via via depurato dal grillismo-contismo, a poter garantire l’esistenza in vita di una piattaforma riformista.

Certo, il Pd fa cadere le braccia (il “no” alle armi all’Ucraina con possibilità di bombardare i siti russi è l’ultimo esempio), ma questo implica che bisognerebbe impedire la definitiva deriva della storia democratica di questo paese. Cosa che si può fare, come si diceva una volta, solo “lavorando nel gorgo”. Che ne pensi?