La lezione della frana di Amalfi
Disastro di Amalfi, segno che la Campania cade a pezzi: sbrigatevi col Recovery!
Chi credeva che Napoli fosse l’unico emblema dell’incuria rimarrà deluso. Già, perché l’incapacità di porre la manutenzione al primo posto dell’agenda politica accomuna Palazzo San Giacomo alla stragrande maggioranza delle amministrazioni, oltre che al Governo nazionale. Le conseguenze sono disastri come quello di Amalfi, dove ieri una parte di costone si è sbriciolata invadendo il tratto sottostante della statale 163. Quasi negli stessi minuti anche a Vibonati, nel Salernitano, la Protezione Civile è intervenuta per sgomberare alcune abitazioni e salvare venti persone in pericolo a causa del maltempo. Tutto ciò dimostra come il territorio campano diventi ogni giorno più fragile e l’attività di tutela e di contenimento del rischio non sia in cima ai pensieri degli amministratori, con conseguenze tutt’altro che trascurabili.
Eppure la manutenzione è indispensabile per evitare tragedie. Ieri, ad Amalfi, una sorte particolarmente benevola ha voluto che il tratto di strada e di molo interessato dalla frana fosse deserto. Altre volte così non è stato. Basti pensare all’alluvione di Sarno e Quindici che, nell’ormai lontano 1998, provocò 160 morti, 360 feriti e quasi 3mila sfollati. Ciò che non sembra chiaro a chi governa, però, è la possibilità di alimentare lo sviluppo economico proprio attraverso la cura del territorio e degli edifici. I numeri lo dimostrano: se ogni euro speso in edilizia ne genera tre, la manutenzione dei fabbricati nella sola città di Napoli vale qualcosa come un miliardo e mezzo di euro. Il che vuol dire che questa attività potrebbe rappresentare un formidabile volano di sviluppo per l’economia, soprattutto se condotta in maniera sistematica e magari su scala regionale e nazionale.
Per centrare l’obiettivo, però, servono visione e strategie di cui, al momento, Comuni e Regione non sembrano provvisti. È il caso di Luigi de Magistris, sindaco di quella Napoli che paga a caro prezzo la mancanza di un programma di manutenzione degno di questo nome. Lo dimostrano il caos legato alla chiusura della Galleria Vittoria, principale arteria cittadina, e le decine di milioni che Palazzo San Giacomo è costretto a risarcire al termine di cause per insidie e trabocchetti. Non sembra interessato alla manutenzione nemmeno il governatore Vincenzo De Luca che ieri, stigmatizzando «la tentazione di fregare i soldi al Sud», ha ricordato che utilizzerà le risorse del Recovery Plan per «grandi progetti infrastrutturali», ma non ha fatto alcun cenno a un piano di manutenzione di cui la Campania avrebbe bisogno come il pane.
Quindi non resta che accelerare e definire una strategia che consideri la tutela del territorio non solo come obiettivo, ma anche come strumento per alimentare uno sviluppo duraturo e sostenibile. In questo senso il Recovery Plan offre un’incredibile opportunità. Nessuno si sogni di sprecarla anche stavolta.
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