Dopo l’esperienza alla guida del porto di Salerno, Andrea Annunziata è approdato al vertice dell’Autorità portuale del Mar Tirreno Centrale e ha subito chiarito la strategia che intende seguire per gestire al meglio l’hub di Napoli: aprire ai privati. Ma perché la presenza di investimenti a opera di società private è così importante? «Perché oggi il pubblico non ha più risorse e soprattutto non ne ha da investire in opere che poi saranno utili ai privati – spiega il neopresidente Annunziata – A questo punto è più ragionevole consentire all’imprenditore di spendere soldi per realizzare un progetto dal quale trarrà dei ricavi e far sì che il pubblico si concentri sulla manutenzione straordinaria o sulle opere nelle quali i privati non investirebbero mai». In altre parole, un “guadagno” per tutti: per la collettività che beneficerebbe di opere utili, per il porto che recupererebbe risorse da investire e per gli imprenditori che vedrebbero aumentare gli introiti.

«L’idea che il pubblico finanzi un progetto che poi tornerà utile ai privati è insostenibile – afferma Annunziata – Penso all’autostrada: non è normale che lo Stato abbia investito milioni e milioni di euro per costruirla e poi affidarla a un privato. Non ce lo possiamo più permettere». Oltre il recupero di risorse economiche, l’ingresso dei privati nelle attività portuali permetterebbe anche di velocizzare molti passaggi burocratici che spesso fanno naufragare iniziative importanti. «L’ente pubblico non deve intralciare i progetti ma guidarli e supportali – sottolinea il presidente – Oggi ci troviamo di fronte a un ente pubblico non economico che si perde in un groviglio di carte, quando invece dovrebbe avere l’obbligo di portare un risultato in base alla spesa effettuata».

E in questo modo anche la concorrenza avrebbe filo da torcere. «Al momento il porto di Napoli e quelli del Sud in generale sono esposti a una competizione con quelli del Nord Europa e del Nord Africa – spiega Annunziata – È chiaro, però, che i competitor ci battono sul tempo perché siamo lenti. Dobbiamo avere la libertà di scegliere, con responsabilità e in fretta, con chi concludere un affare». Concedendo spazio ai privati, c’è il rischio che ne acquisiscano troppa autonomia fino a “scavalcare” l’Autorità portuale? Domanda lecita, risposta lapidaria. «Assolutamente no – osserva Annunziata – Non sto dicendo che voglio far gestire il porto ai privati. Il porto è pubblico e tale rimane. Dico solo che mi sembrano indispensabili i loro investimenti, ma che gli stessi passeranno al vaglio dell’Autorità portuale e delle commissioni preposte». E l’iter è molto semplice. «Noi pubblicheremo, laddove la legge lo consentirà, un invito alla manifestazione d’interesse, indicando l’opera da realizzare e il suo scopo; poi, nella massima trasparenza, decideremo a chi affidare l’investimento e a chi dare in concessione quello spazio».

Pubblico e privato, quindi, possono correre insieme per un obiettivo comune ed è esattamente ciò che è accaduto negli ultimi anni nel porto di Salerno. «Quello è un modello vincente – conferma Annunziata – che tenterò di replicare a Napoli. Certo, il porto salernitano è più piccolo e anche più gestibile, ma la stessa strategia può essere riproposta con successo. Fondamentale, a Salerno, è stata la collaborazione del Comune. In questo mosaico così complesso Regione e Comune sono interlocutori preziosi con i quali dobbiamo collaborare e accompagnando i privati disposti a investire». Napoli si prepara quindi a un futuro da leader nel panorama del commercio mondiale e l’arrivo dei fondi del Recovery Plan rende ancora più realistica questa speranza. «Senz’altro quei soldi sono fondamentali ma noi contiamo di accedere anche ad altri finanziamenti europei – fa sapere Annunziata – cioè a Pon, Por e Fesr, fondi europei e nazionali per i piccoli e medi investimenti».

Restano da risolvere tutti quegli intoppi legati ai vincoli urbanistici e paesaggistici che spesso hanno rallentato o bloccato tanti progetti. «È per questo che il mio metodo di lavoro si baserà sul dialogo con istituzioni locali e parti sociali – conclude Annunziata – Il porto di Napoli si trova in uno dei posti più belli del mondo e deve rispettare l’ambiente, ma è anche un’industria e come tale deve comportarsi. Il confronto continuo e la velocità di intervento faranno di Napoli un modello vincente».

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Giornalista napoletana, classe 1992. Vive tra Napoli e Roma, si occupa di politica e giustizia con lo sguardo di chi crede che il garantismo sia il principio principe.