Nelle fabbriche di Fca tutti gli operatori, dal direttore fino all’ultimo dei neoassunti, vestono la stessa tuta chiara e non più blu. Poi le palazzine uffici sono state tutte chiuse e gli impiegati sono dislocati lungo le linee di montaggio fianco a fianco agli operai. A Pomigliano, dove si sforna una Panda ogni 55 secondi e che 7/8 anni fa fu al centro di uno scontro furibondo sul “ritorno allo schiavismo”, i quadri sono divisi dagli operai da un semplice schermo di cristallo. Gli uni possono vedere in ogni istante quello che fanno gli altri e tutti ne guadagnano in efficienza: quando c’è un problema sulla linea di montaggio l’intervento del tecnico di supporto è immediato, secondo i canoni del lavoro di squadra che costituisce uno dei pilastri del sistema produttivo World class manufacturing (Wcm).

A Cassino, dove si assemblano vetture prestigiose come le Giulia e le Stelvio dell’Alfa Romeo, in molti reparti non c’è nemmeno il cristallo a separare le funzioni professionali. Lungo le linee di montaggio moltissime operazioni sono “firmate” dagli operai premendo un apposito spazio sui computer dislocati nelle stazioni di montaggio o sui tablet di cui sono dotati per controllare la qualità della produzione. Nella fabbrica innovativa è comune incontrare giovani operai con diplomi tecnici che governano macchinari da milioni di euro in grado di svolgere funzioni complicatissime grazie ai lettori laser, come la collocazione curva delle guarnizioni lungo i profili le portiere delle scocche. Com’è noto, già oggi nelle fabbriche Fca più efficienti e partecipate, quelle che come Pomigliano hanno conquistato il livello oro del Wcm, ai lavoratori sono riconosciute indennità più alte rispetto a quelle assegnate a chi lavora in realtà meno avanzate. Si tratta di un segnale importante.

In un recente convegno tenutosi a Detroit, un’importante società di consulenza ha sottolineato che in futuro la “capacità manifatturiera” sarà considerata un bene in sé. Cosa significa? Che la capacità di assemblare con alta qualità oggetti complessi come le automobili consentirà ai lavoratori del futuro di assemblare al meglio anche altri oggetti. La capacità manifatturiera diventerà dunque fra qualche anno un dato decisivo per attirare nei territori più competitivi i risultati delle ricerche tecnologiche che si svilupperanno in università o centri anche fisicamente lontani. È una notizia estremamente importante per un paese manifatturiero come l’Italia e per i lavoratori italiani che sono universalmente riconosciuti fra i più capaci al mondo.

Alla qualità del lavoro, il governo dovrebbe dedicare molta più attenzione nei fatti e non nella retorica. Per questo è una vera fortuna che le fabbriche italiane di Fca arrivino alla fusione con Peugeot in ottime condizioni: in questi stabilimenti la sofisticazione dei processi di lavoro non è seconda a nessuno e le ristrutturazioni degli anni scorsi vi hanno introdotto tecnologie adeguate.
Forse non possiamo più permetterci che questo patrimonio collettivo, punta di diamante di un sistema industriale che con tutti i suoi problemi resta una ricchezza fondamentale del Paese, non parli in italiano agli italiani.