Il referendum sulla riforma della giustizia entra nel vivo e riaccende lo scontro politico tra governo e opposizioni. Ieri pomeriggio il Consiglio dei ministri, riunitosi a Palazzo Chigi, ha esaminato e approvato un decreto legge recante “disposizioni urgenti per le consultazioni elettorali e referendarie dell’anno 2026”.

Il provvedimento consentirà lo svolgimento del referendum sulla giustizia in due giornate, domenica e lunedì; una scelta che l’esecutivo motiva con esigenze organizzative e con l’obiettivo di favorire la partecipazione al voto. Il decreto era inserito all’ordine del giorno della riunione insieme ad altri dossier rilevanti: un disegno di legge delega sulle politiche per i giovani e il Servizio civile universale, l’esame definitivo del Testo unico sull’Iva e un decreto del Presidente della Repubblica relativo all’organizzazione degli uffici di diretta collaborazione del ministro della Salute. Tuttavia, l’attenzione politica si è concentrata quasi esclusivamente sulle disposizioni relative al referendum, considerate particolarmente sensibili per il loro impatto sul calendario e sulle modalità della consultazione. La decisione di intervenire sulla cornice temporale del voto ha infatti suscitato immediate reazioni da parte delle opposizioni, che temono possibili forzature.

Dal Partito democratico è arrivato un avvertimento netto al governo affinché non si proceda a interventi che possano incidere sull’esercizio dei diritti democratici. “Sarebbe molto grave se il governo tentasse un colpo di mano anticipando la data del referendum e intervenendo direttamente sul percorso democratico”, ha dichiarato la deputata dem Debora Serracchiani, sottolineando come il Consiglio dei ministri non possa diventare il luogo in cui si blindano decisioni già prese. Secondo Serracchiani, il percorso che ha portato all’approvazione della riforma, in particolare sulla separazione delle carriere, sarebbe già stato caratterizzato da una compressione del confronto parlamentare. La riforma, ha ricordato, è stata approvata a maggioranza nella stessa versione uscita da Palazzo Chigi, senza possibilità di modifica o di un vero dibattito tra le forze politiche. Una dinamica che, a giudizio dell’opposizione, rischia ora di ripetersi anche nella fase referendaria. I nodi centrali restano il tempo e lo spazio necessari affinché l’elettorato possa informarsi in modo adeguato e maturare una scelta consapevole. “Se ai cittadini non venisse garantito il tempo necessario per conoscere i contenuti del referendum e farsi un’opinione, saremmo di fronte a una gravissima compressione degli spazi democratici”, ha avvertito l’esponente del Pd.

La partita, dunque, non riguarda soltanto le modalità tecniche del voto, ma investe il ruolo del governo nella gestione dell’intero percorso referendario e il rispetto delle regole che presidiano la partecipazione democratica. Con l’approvazione del decreto, il confronto politico è destinato a intensificarsi nelle prossime settimane, trasformando il referendum sulla giustizia in uno dei principali terreni di scontro tra maggioranza e opposizione nel 2026.

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Classe 2002, mediatrice linguistica dalla penna obiettiva e tagliente. Sicula passata per l’Inghilterra, ma trapiantata a Siena. Appassionata di Palio, politica e polemiche.