Ieri sera il Consiglio dei Ministri e il successivo vertice hanno preso atto delle posizioni distanti. Sulla giustizia la mediazione è fallita. Al tesissimo vertice di ieri sera a palazzo Chigi sulla prescrizione, Italia Viva è rimasta sulle proprie posizioni: la riforma Bonafede è irricevibile. Ma la tenuta dell’esecutivo non è compromessa. «Il governo non cade», secondo Gennaro Migliore di Italia Viva. «Ma noi andiamo fino in fondo. Se il M5S vuole la crisi, sarà un problema loro».
Al vertice hanno preso parte, oltre al premier Giuseppe Conte e al Guardasigilli Alfonso Bonafede, il sottosegretario Ms5 alla Giustizia Vittorio Ferraresi, gli esponenti di Italia viva Maria Elena Boschi, Lucia Annibali e Giuseppe Cucca, e, per Leu, l’ex presidente del Senato Pietro Grasso. Per il Pd, il ministro per i Beni Culturali Dario Franceschini, i deputati Walter Verini, Michele Bordo, Alfredo Bazoli e il sottosegretario alla Giustizia Andrea Giorgis. Le posizioni annunciate non sono cambiate.
Il Partito Democratico ha auspicato il “saggio congelamento” della pratica, con il rinvio di un anno o in subordine di sei mesi. «Aspettavamo la decisione di Italia Viva. Francamente è difficile non accettare un compromesso. Si assumono una grande responsabilità…», si fa notare in ambienti parlamentari dem.
Fonti vicine a Matteo Renzi avevano preannunciato la linea della fermezza. «La delegazione di Italia Viva rimane ferma sulla posizione espressa da tutti gli avvocati e dalla maggioranza dei magistrati sulla prescrizione. La proposta avanzata da Lucia Annibali con un emendamento al Milleproroghe è la soluzione più intelligente per approfondire la discussione con spirito costruttivo».
Se il resto della maggioranza vorrà seguire Bonafede nel muro contro muro, dunque, si voterà alla Camera prima il Lodo Annibali, poi la Legge Costa. Nel caso in cui non vi fossero i numeri al Senato, Italia Viva presenterà una proposta di legge di ripristino della Legge Orlando con la firma di tutti i senatori del gruppo incluso Renzi. E chiederà di votarla a Palazzo Madama dove Bonafede non ha i numeri anche col sostegno del Pd. Italia Viva dunque non accelera e non polemizza ma da qui a sei mesi Bonafede dovrà cedere. «Se non lo convincerà la politica, ci penserà la matematica», dicono a Italia Viva.
E l’onere passa a Conte. Anzi, ai due Conte protagonisti di questa vicenda, intricata anche dall’omonimia tra il Presidente del Consiglio, invocato come negoziatore dal Pd, e il deputato di Liberi e Uguali Federico Conte, anch’egli avvocato ed autore del lodo che bloccherebbe la prescrizione non dopo il primo, ma dopo due gradi di giudizio. Mediazione che però non ha mai convinto Italia Viva. Si aggiunga, per rappresentare plasticamente l’impasse della maggioranza, che il mediatore stesso non è riuscito ad essere presente al vertice di palazzo Chigi, bloccato dal ritardo treni dopo il drammatico incidente di Lodi.
È rimasto fermo, alla stazione di Salerno, in compagnia di un giurista del calibro di Giorgio Spangher, con cui ha preso parte a un convegno forense. Spangher lo avrebbe rassicurato: nessun profilo di incostituzionalità nella sua proposta. Raggiunto dal Riformista, Conte si è detto amareggiato per la presa di posizione renziana.
«Italia Viva rimane contraria al mio ulteriore sforzo di mediazione? Un approccio di metodo radicale, poco incline alla dialettica», dice. «A questo punto si va in aula, la mediazione si sposta dal governo al Parlamento. Ed è ai parlamentari che voglio rivolgere un appello a trovare un equilibrio tra gli interessi contrapposti, un veicolo nuovo che permetta di chiudere questa pagina emergenziale di giustizia. Il processo penale va riformato con serietà, con ponderazione. E serve una soluzione che emendi le distorsioni provocate dalla Bonafede, sulla cui evidente stortura sono uniti avvocati e magistrati».
Da domani e per tutto il prossimo fine settimana si dovrebbero tenere nuove riunioni Governo-maggioranza nel corso delle quali verranno messe a punto le ‘riformulazioni’ di numerosi emendamenti tuttora accantonati, in vista della ripresa dei lavori delle Commissioni da lunedì mattina. Un tavolo di pre-crisi che assume la gravità di un momento mai tanto scivoloso, tale da far dichiarare al sempre prudente Nicola Zingaretti che «non c’è alternativa a questa maggioranza». Tra le questioni tuttora aperte figurano le richieste di Iv di sopprimere la norma che coinvolge Anas in caso di revoca delle concessioni autostradali e di rinviare le nuove norme sulla prescrizione.
La maggioranza registra intanto una schiarita sul fronte plastic e sugar tax: il gruppo che fa capo a Matteo Renzi ha annunciato il ritiro delle proposte di modifica che insistevano, di fatto, sulla soppressione almeno per tutto il 2020 delle due imposte. Un segnale di distensione, alla fine. Tutti i tavoli di consultazione permanente hanno il compito di fluidificare le rigidità confermate ieri. «Ci vediamo il 24 febbraio in aula per votare la mia Proposta di legge», conclude Enrico Costa, che già si frega le mani.
