"Vorrei che mio padre smettesse di soffrire"
Rossella Brescia si racconta: “Da bambina volevo diventare suora, che errore dire no a “Malena” per amore”
Ballerina, conduttrice, attrice, imitatrice. Rossella Brescia lo spettacolo ce l’ha nel sangue. Nata in provincia, ha lottato e studiato senza fine, una donna audace e tenace come lei stessa si definisce che non ha mai inseguito il successo fine a sé stesso, ma un sogno, sempre mantenendo i piedi ben saldi per terra, possibilmente la sua terra, la Puglia. In questi giorni è sul set della seconda stagione della serie “Il Santone” con Neri Marcorè e Carlotta Natoli. Serie tratta dalle vignette di Federico Palmaroli in arte Osho. Nella serie interpreta un’agente televisiva meschina e manipolatrice ma che poi si scopre essere solo provinciale e molto ambiziosa. A breve riprenderà una tournee teatrale per la seconda stagione dello spettacolo Billy Eliot e tutti giorni da 16 anni è in onda su Rds. Nel frattempo studia e si prepara.
Ciao Rossella, ma come fai a fare tutte queste cose e farle bene?
«Non mi drogo giuro! E’ tutta farina della mia determinazione. Studio molto, sono una perfezionista, in questo momento le cose sono tante, e siccome questo mestiere non è come avere il posto fisso, ci sono momenti in cui si lavora molto altri per niente, per questo quando il lavoro c’è bisogna sacrificare la vita privata e mettersi a testa bassa».
Se dovessi scegliere una delle cose che fai, quale sarebbe?
«La mia passione è interpretare personaggi, diventare altro, vivere altre vite».
Quando è cominciata questa passione?
«Da piccola, grazie alla tv, oggi c’è youtube, ma prima no, e in tv si potevano vedere grandi balletti, ed io in provincia solo con la televisione potevo scoprire certe cose, nella mia città non c’erano teatri lirici. Trasmettevano un balletto con Barysnikov e Alessandra Ferri, sono rimasta incantata dalla sua tecnica, lei è stata la mia musa. Il suo modo di interpretare mi ha fatto capire che i ballerini devono essere anche attori. Per questo studio continuamente recitazione. Che poi ti aiuta a viaggiare nel tuo profondo, a tirare fuori tormenti, inquietudini, e attraverso la recitazione risolverli».
Ma tu non sembri una persona tormentata.
«Lo sono, tutti abbiamo delle ferite».
La tua qual è?
«Ne ho diverse, ma ho imparato a mettere il dolore al servizio del mio lavoro, credo sia terapeutico come andare dallo psicologo!».
Che bambina e che ragazza sei stata?
«Una grande osservatrice, non parlavo tanto, anche se oggi non si direbbe, mi mettevo da una parte e guardavo. Sono cresciuta con la mia prozia, una donna molto religiosa, con lei frequentavo le comunità della chiesa, dove c’erano solo persone anziane. Andavamo alla Messa ogni sera, il massimo era fare a gara con le vecchine per accaparrarsi il cestino della questua! Pensa che da ragazzina volevo farmi suora!».
Poi hai cambiato idea…
«Si!! dopo l’illuminazione del balletto in tv ho capito che volevo solo studiare danza, così ho cominciato a torturare i miei. La mia non era una famiglia ricca, tre figlie da crescere e far studiare, per loro all’inizio la danza era un hobby superfluo. Ma ero così determinata che ho rotto le scatole senza sosta, e ce l’ho fatta. Per poterlo fare aiutavo in casa, pulivo bagni, facevo i letti, insomma tutto il possibile per dare una mano. Al liceo facevo due ore di treno all’andata e due al ritorno per poter andare a lezione di danza in città, e finire la scuola come volevano i miei».
Per questo raggiunto il successo hai aperto una scuola di danza a Martina Franca? Come l’hanno presa nel tuo paese?
«All’inizio ho pensato di aver sbagliato, mi sembrava che le persone venissero con la convinzione di avere una strada spianata per poi andare in tv. “Voglio diventare famosa” mi dicevano, ma la mia è una scuola dove fai un percorso di preparazione per gli esami di ingresso ai grandi teatri lirici come la scala o il teatro dell’opera di Roma. Ho aperto una scuola a Martina Franca per dare una possibilità ai ragazzi, insenargli un mestiere e mostrargli una strada. Senza dover per forza lasciare la provincia o fare 4 km al giorno come me per studiare con grandi maestri».
Cosa pensi di chi diventa famoso sui social?
«Sicuramente c’è la genialità di un’intuizione, ma il talento sta anche nelle scelte che si fanno, di come l’intuizione la rendi realtà. Io sono sempre stata una con i piedi per terra. A casa mia facevano sacrifici e si doveva studiare, quello mi hanno inculcato. Dovevo mantenermi da sola. Per questo sognavo, ma lavoravo per realizzare i sogni».
Cosa pensi dello scandalo degli allenatori che vessavano le atlete per i loro corpi secondo loro non abbastanza magri, anche nella danza è così?
«Non sono d’accordo sul metodo, ma per fare certe cose bisogna avere un tipo di fisicità. Io non rappresentavo la classica ballerina, avevo il seno troppo grande, e questo da ragazzina mi ha creato un complesso, volevo essere come le altre, androgine, diafane, tutte uguali nei loro body bellissimi. Io però ero audace, lo sono sempre stata, audace e tenace. Così, quando mi sono diplomata all’accademia di danza a Roma sono andata dalla direttrice e Le ho chiesto di fare l’esame con il body e la maglietta sopra, per nascondere il seno. Una cosa mai successa. Ma mi sentivo troppo a disagio con il mio corpo, lei lo ha capito e mi ha permesso di fare l’esame con la maglietta. Immagina tutte le altre, magre, senza seno, con il body, ed io con la maglietta annodata in vita. Se la direttrice si fosse impuntata e mi avesse detto che non potevo farlo vestita cosi, sarei stata bocciata. Mi sarei sentita cosi esposta da non riuscire a ballare. La ringrazierò per sempre per avermi capita. E questo devono fare gli adulti e gli insegnanti con i ragazzi, capirli e basta».
Quel corpo che poi hai accettato…
«Si certo, sono cresciuta e maturata, e ho capito la bellezza della differenza e soprattutto a non omologarmi».
Il lavoro che svolgi in parte è legato al corpo, alla sua sensualità ed espressività. Come ti poni di fronte al politicamente corretto come approccio al corpo della donna e alla bellezza?
«Viviamo in un momento in cui non si può più dire né fare niente, è razzismo e discriminazione al Contrario. Quasi che se una donna è troppo bella la devi discriminare perché troppo bella. Siamo tornati indietro, anni fa, in tv i ballerini erano più discinti e provocanti, c’era più libertà. Moana Pozzi conduceva un programma con Fabio Fazio, una cosa del genere oggi non sarebbe possibile. Io sono per la libertà assoluta delle persone nell’essere loro stesse, sempre nel rispetto degli altri».
Ti sei mai sentita discriminata sul lavoro?
«Certo. Una volta ad un provino, in sala d’attesa un’attrice molto famosa mi guarda e mi fa: “ah mo’ pure le ballerine si sono messe a fare le attrici!”».
Ma chi era?
«Ma che sei matta non lo dirò mai».
Rossella tu hai una preparazione a 360 gradi, balli, canti, imiti reciti, conduci e per ognuna di queste cose studi tanto, ma perché secondo te persone con meno talenti e meno preparazione hanno avuto o hanno più spazio di te?
«È una cosa a cui non voglio pensare, ho fiducia in me stessa, seguo il mio sogno e basta. Per me la cosa più bella è lavorare, fare questo lavoro».
In questi ultimi mesi il tuo nome è apparso spesso nella rosa per nuovi programmi ruoli, nomine. Perché secondo te? Sei vista come di parte? Ti ci senti?
«No, no non sono di parte, guarda non saprei risponderti, magari qualcuno si è accorto di me nell’ultimo periodo, mi hanno fatto delle proposte si, che ho rifiutato perché avevo preso già altri impegni, ma per le quali sono davvero grata».
Per la prima volta nella storia del nostro paese due donne sono al vertice della politica? Giorgia Meloni presidente del consiglio e Elly Schlein segretaria del Pd, come donna ne sei orgogliosa?
«Il fatto che siano donne non mi interessa, e quando viene sottolineato non mi piace. La cosa importante è la preparazione, per occupare un ruolo devi meritarlo, arrivarci con il lavoro, non conta che tu sia donna uomo o quello che vuoi. Questi sono pregiudizi».
Sì, ma la Meloni e la Schlein ti piacciono?
«Si sono due persone serie».
Non ti sbottoni…
«No».
Presidente del consiglio per la Meloni e segretaria per la Schlein, è importante il genere del nome per le battaglie delle donne?
«Sono cose assurde, sminuiscono il lavoro e la fatica fatta per arrivare».
Pensi che la politica mantenga le promesse che fa?
«È un periodo difficile, tra le guerre, la passata pandemia, la crisi generale. Vediamo, aspettiamo».
Ma è vero che hai rifiutato la proposta di Giuseppe Tornatore di interpretare il ruolo di Malena?
«Ecco una cosa che mi tormenta, che stupida sono stata! L’ho fatto per un uomo con cui stavo che non voleva, per gelosia, pensavo che quello fosse amore, ma non lo è, l’amore non vieta, ed io ho imparato, non faro mai più una cosa del genere».
Adesso ti dico delle parole e tu di getto mi dici cosa ti viene in mente: Amicizia.
«Fondamentale».
Passione.
«È vita»
Tentazione.
«La benzina della vita»
Ultimo film che hai visto?
«Posso dire una serie? Beckham, in onda su Netflix. Non conoscevo la sua storia e mi sono davvero appassionata a lui, alla sua tenacia, ai sacrifici che ha fatto e al grande amore che lo lega alla moglie Victoria».
Ultimo libro letto?
«Quest’estate Oppenheimer».
Ultimo viaggio?
«In Puglia, quando posso torno a casa dai miei, nella mia terra».
Se potessi esprimere un desiderio, soltanto uno, quale sarebbe?
«Per mio padre, che sta soffrendo moltissimo, vorrei che smettesse di soffrire, questo è il mio più grande desiderio».
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