Feroci attacchi russi nel Donbass e pessime notizie sul fronte diplomatico. Onu: nessuna possibilità di un cessate il fuoco. Nel giorno in cui il Cremlino ha definito “inaccettabile” che il presidente Usa Joe Biden accusi Vladimir Putin di genocidio, il governo Zelensky s’è detto deluso dal fatto che il presidente francese Emmanuel Macron non abbia usato la parola “genocidio” per definire le atrocità degli occupanti russi. Mossa che non facilita trattative già difficili da intavolare. Il ministero degli esteri ha detto: “La riluttanza del presidente francese a riconoscere il genocidio degli ucraini dopo tutte le dichiarazioni esplicite della leadership russa e le azioni criminali dell’esercito russo è deludente”.
Bastonata la Francia e irritata la Germania. Perché ovviamente a Berlino non è piaciuto veder stracciata la visita già organizzata del presidente tedesco Steinmer a Kiev, visita cancellata da Zelensky per punire le buone relazioni coltivate da Steinmer con Mosca. Poiché Berlino si considera libera di coltivare le relazioni diplomatiche come vuole e deve aver ritenuto singolare che si tratti in questo modo il presidente di un Paese che sta lavorando come mediatore proprio in virtù dei suoi rapporti con Mosca, il cancelliere Olaf Scholz ha detto che non andrà a Kiev. Scholz ha definito l’uscita di Zelensky “irritante”. Non facilita il clima per chi cerca di aprire varchi di mediazione nemmeno la decisione di Zelensky di far arrestare Medvedchuk, oligarca amico di Putin e soprattutto leader del principale partito di opposizione ucraino, da sempre su posizioni filorusse e incriminato un anno fa per alto tradimento. Zelensky ha proposto di consegnarlo a Mosca in cambio della liberazione di prigionieri dell’esercito di Kiev. Alla fine del 2020 i sondaggi misuravano un consenso di Medvedchuk, costruito con una propaganda in tre canali nazionali, che superava quella del governo. I suoi canali furono oscurati per proteggere la sicurezza nazionale.
Tre mesi dopo fu messo ai domiciliari. Subito dopo l’invasione dell’Ucraina era evaso. Far arrestare ora l’amico di Putin che fu anche il mediatore con il Cremlino durante la prima guerra per il Donbass (fu incaricato da Kiev anche di accordarsi per una tregua sul campo) non è esattamente il modo migliore per spianare la strada alla possibilità che qualcuno tratti per un cessate il fuoco. Dagli Stati Uniti arrivano segnali di forti dissidi interni all’amministrazione Biden. Il presidente e i suoi consiglieri per la sicurezza sembrano decisi a continuare a inviare armamenti in Ucraina, il capo della Cia Burns e il segretario di Stato Blinken sarebbero contrari a che la guerra continui ad oltranza fino alla sconfitta sul campo delle armate russe. Stanno studiando un modo per sospendere il conflitto su un accordo non definitivo per il Donbass, una dichiarazione di territorio conteso che possa andar bene alla propaganda sia russa che ucraina e che consenta però un cessate il fuoco per intavolare poi una vera trattativa.
Il fronte bellico è sempre tutto spostato sull’est e sulla battaglia finale per Mariupol di cui i russi sostengono di controllare il porto. L’esercito russo sta cercando di prendere l’impianto siderurgico Azovstal. La Bbc dà, fonte ucraina, la notizia di combattimenti corpo a corpo nei corridoi dell’enorme complesso industriale usato dai combattenti ucraini rimasti nella città assediata. Un migliaio di marines ucraini, “un centinaio” dei quali feriti, si sarebbero arresi, dicono fonti militari russe. Nella città assediata e devastata ci sono ancora centomila persone che devono essere evacuate.
