I 27 ministri delle Telecomunicazioni e dell’Innovazione si sono riuniti in un Consiglio Ue cruciale sulla semplificazione normativa nel digitale e sulla competitività. Il confronto segue la presentazione del pacchetto Digital Omnibus del 19 novembre e il più ampio “digital fitness check”, pensato per individuare ulteriori aree di intervento.

Dietro l’obiettivo dichiarato di semplificazione convivono tuttavia sensibilità diverse: da un lato la Germania, che chiede una netta riduzione degli oneri con il supporto dei Paesi dell’Est; dall’altro Francia e Spagna, più attente alla sovranità europea e alla tenuta dell’impianto regolatorio esistente. Il ministro tedesco per la Trasformazione digitale, Karsten Wildberger, pur accogliendo positivamente il pacchetto, lo ha giudicato “non sufficiente”, invocando una “riforma più coraggiosa per evitare che le imprese siano sommerse dalle norme”. Ha inoltre chiesto più tempo per l’attuazione nazionale dell’AI Act, alludendo all’estensione dello “stop the clock” oltre l’attuale perimetro dei sistemi AI ad alto rischio. Il tutto si inserisce in un quadro reso più complesso dalle implicazioni transatlantiche e dalla sensibilità dell’Amministrazione Trump verso la regolazione delle piattaforme in Europa. La Commissione si muove su un crinale stretto, nel tentativo di recepire le indicazioni del report Draghi.

In questo contesto si colloca la posizione italiana, forte di un rapporto transatlantico consolidato e di un’interlocuzione autonoma con la Commissione di Ursula von der Leyen. L’Italia, rappresentata dal viceministro per le Imprese e il Made in Italy, Valentino Valentini, ha chiesto “meno complessità normativa, più chiarezza e coerenza, e un uso intelligente del digitale per ridurre gli oneri, non per crearne di nuovi”. Valentini ha ribadito il sostegno a una razionalizzazione per eliminare duplicazioni, alleggerire procedure di autorizzazione e compliance, chiarire definizioni e soglie. Ha inoltre ricordato che “il GDPR nasce per favorire la circolazione sicura dei dati, non per bloccarla”, e ha chiesto un allineamento delle prassi delle autorità nazionali.

Tra le righe, la posizione italiana – più cauta prima delle scorse ore – punta a rafforzare l’asse con la Germania in vista dell’incontro tra il ministro Urso e la sua omologa tedesca Katherina Reiche, in programma la settimana prossima, e del summit intergovernativo di gennaio. Sul piano politico, questa linea si traduce in una spinta al rafforzamento dell’asse PPE–ECR, che governa l’Italia e che in Europa si è già manifestato in diversi voti sul Green Deal come possibile maggioranza alternativa.

Nei giorni scorsi non erano mancate prese di posizione anche dal mondo conservatore: il segretario generale di ECR e deputato FdI, Antonio Giordano, presentando il manifesto delle startup italiane per un Digital Omnibus “più ambizioso ed efficace”, ha avvertito che l’Europa rischia “un cortocircuito: una regolazione molto avanzata sull’AI, senza una corrispondente forza tecnologica e produttiva”. Accanto alla garanzia dei diritti, ha concluso, “va difesa e promossa la libertà di innovare”.

In quest’ottica, dunque, il dibattito sulla semplificazione digitale diventa così un banco di prova decisivo non solo per capire se l’Europa saprà passare da potenza regolatoria a protagonista anche sul terreno dell’innovazione, ma anche un test per il quadro politico europeo. Se l’Italia vorrà esserne protagonista – tuttavia – servirà un protagonismo costante e non sporadico per l’adozione di regole favorevoli all’innovazione nel nostro continente.

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Laureata in Lettere Moderne all'Università degli Studi di Napoli Federico II con una tesi in Linguistica generale, dal 2021 collabora con la Fondazione Ottimisti&Razionali, in qualità di Flow Strategist, occupandosi anche di organizzazione di eventi, ufficio stampa e scrittura di articoli su energia, digitale, comunicazione. Nel 2023 ha svolto attività di ufficio stampa e segreteria per un candidato presidente alle elezioni regionali in Lazio. Attualmente è Public Affairs & Communication Consultant per Reframe e redattrice de il Riformista.