"Un luogo in cui la violenza politica è stata pianificata e praticata"
Sigilli Askatasuna, Esposito: “La sinistra presta il fianco al centro sociale, ho pagato per aver fatto nomi e cognomi di chi copriva i violenti”
L’ex senatore del Pd già nel 2010 chiedeva lo sgombero di Askatasuna: “Sigilli con decenni di ritardo. Ho pagato per aver fatto nomi e cognomi di chi copriva i violenti, la mia vita è stata distrutta”
Ha pagato sulla sua pelle la battaglia contro Askatasuna. Prima ha fatto nomi e cognomi di chi copriva il centro sociale e i no-Tav, poi è stato travolto da un’inchiesta da incubo. Stefano Esposito già nel 2010, da parlamentare del Partito democratico, si spendeva per lo sgombero. Una lotta solitaria in una sinistra che con il passare degli anni ha cambiato pelle, finendo per tendere la mano agli antagonisti che oggi irrompono nella redazione della Stampa e sfidano le Forze dell’ordine.
Lei fu tra i primi a sostenere lo sgombero di Askatasuna già nel 2010. Una battaglia difficile nel Partito democratico…
«Una battaglia difficile ma soprattutto una battaglia condotta in grande solitudine. E quando combatti battaglie scomode e non popolari nei salotti torinesi, la cosa diventa rischiosa. Non ho le prove materiali, ma le posso dire che la mia allucinante vicenda giudiziaria che mi ha distrutto la vita non nasce a caso. Ho pagato per aver fatto nomi e cognomi di chi organizzava e copriva Askatasuna e il movimento no-Tav, l’anima violenta, che poi sono la stessa cosa».
I sigilli sono un segnale chiaro dallo Stato: era inevitabile, dopo l’assalto alla redazione della Stampa?
«Lo sgombero arriva con decenni di ritardo, credo che l’ignobile e squadrista assalto alla Stampa sia la scintilla. Ma vorrei ricordare che da settembre ad oggi questi signori hanno attaccato le Ogr, la sede della città metropolitana, un commissariato di polizia, le due stazioni ferroviarie e più volte il cantiere Tav di Chiomonte. Si poteva e si doveva intervenire prima».
Era ormai diventato un covo di violenti?
«Askatasuna è sempre stato un luogo in cui la violenza politica è stata pianificata e praticata. Chi ha raccontato la storia di un luogo sociale mentiva a sé stesso e prendeva in giro la città».
Però Avs parla di un’operazione «di spettacolarizzazione della forza» e di «laboratorio di repressione del governo»…
«Avs, insieme al Movimento 5 Stelle, ha sempre dato totale e incondizionata copertura politica ad Askatasuna. Quindi non mi pare che ci debba sorprendere».
Nel pomeriggio è scattata una manifestazione contro l’operazione di polizia. C’è un radicato senso di disprezzo verso le forze dell’ordine?
«Io credo che i prossimi giorni saranno complicati per Torino, prevedo manifestazioni con un alto rischio di violenze. Sarà interessante vedere chi andrà a dare solidarietà dopo lo sgombero, potrei fare l’elenco ora. Di sicuro, questo mondo ritiene la polizia, che rappresenta lo Stato, un nemico. Io invece ritengo le Forze dell’ordine l’espressione della legalità. Come vede, la differenza è sostanziale».
Veniamo alle ambiguità della sinistra. Il Pd ha teso la mano ad Askatasuna?
«Il Pd è stato spesso uno dei bersagli preferiti di Askatasuna, basti ricordare le tante manifestazioni del 1° maggio in cui lo spezzone del Pd è stato preso di mira dai teppisti del centro sociale. Purtroppo, dal 2018 in poi, il Pd ha cambiato linea politica e ha scelto di farsi trainare da grillini e Avs su posizioni che negano la cultura politica su cui è nato il Pd».
Però Lo Russo è un sindaco riformista, uno dei pochi rimasti. Quantomeno aveva tentato un percorso…
«Lo Russo ha tentato un’operazione politica che nessuno aveva mai provato. Io ho detto da subito che sarebbe fallita. Il fallimento era scritto nella scelta dei garanti del percorso. Andavano individuate figure lontane dal centro sociale, invece sono state scelte persone che hanno sempre sostenuto Askatasuna. Non poteva che finire con un fallimento. Lo Russo è stato generoso ma ha peccato di ingenuità».
Non c’è solo la politica: anche intellettuali e artisti ritengono quel centro sociale un presidio di libertà. Perché hanno sempre dato copertura?
«Ovviamente ho la mia risposta, non la risposta giusta. In molti hanno scambiato Askatasuna per un luogo di resistenza allo Stato oppressore che realizzava il Tav, in molti hanno parlato di questi signori definendoli i nuovi partigiani. In realtà, molti di questi sostenitori/fiancheggiatori sono, probabilmente, nostalgici del ‘68 e del ’77, e sono rimasti lì. Sia chiaro che io queste cose le dico da 20 anni, quindi non sono io che sono diventato di destra ma sono quelli di destra che la pensano come me».
© Riproduzione riservata







