Siola: “Ridistribuire servizi per rendere attrattive tutte le zone della città”

“La città deve essere riqualificata, se ne parla da tempo. E non perché è scoppiata questa pandemia”. Uberto Siola, architetto, docente universitario, assessore a Napoli ai tempi del terremoto del 1980, attuale presidente della Fondazione internazionale per gli studi superiori di architettura, interviene nel dibattito sulla riqualificazione di Napoli scollegandolo dalle necessità sollecitate, in questo particolare momento storico, dalla pandemia da Covid19. “Il virus impone di modificare i nostri comportamenti, non la città. Quanto alla riqualificazione, il problema esiste. L’argomento però è molto delicato e non richiede né improvvisazioni né voli di fantasia né tanti modernismi – aggiunge Siola – ma molta cultura, una cultura che parte da un dato semplice: ogni città è fine a se stessa”. Per Siola non ci sono modelli internazionali a cui ispirarsi.

“Non si troveranno mai due città uguali tra di loro perché ogni città, nella sua crescita, è espressione di cultura, comportamento, socialità, politica, clima, materiali di costruzioni diversi. Per cui l’unico modello serio è non avere modelli e lavorare città per città per capirne l’anima, il genius loci, quella specificità urbana che ogni città ha. Per questo mi fanno ridere i tentativi giovanili di unificare tutte le questioni sulle città”. Quanto al ‘quarto d’ora’ come parametro urbanistico di riferimento, Siola afferma: “La nostra città ha punti di modernizzazione molto forti, quelli che chiamiamo ‘i quartieri’ sono delle unità urbane con la loro individualità che a Napoli sono forti perché, se si studia la mappa geomorfologica, si scopre che la città è costruita su crateri e ogni cratere contiene un quartiere, e il quarto d’ora sta lì dentro. Certo – osserva – ci sono crateri da completare, pensiamo alla grande scommessa di Bagnoli, un grande cratere che non è mai diventato parte urbana organica perché ci fu l’infelice scelta di mettere una fabbrica sul mare”. E allora da quale ragionamento partire?

“Bisogna chiedersi – aggiunge Siola – cosa si può fare per rendere più giusta la città, senza pensare di modificarla perché sarebbe ridicolo. Non si risolve il problema modificando un edificio, un isolato o tre isolati. Meglio fare una politica di ridistribuzione di certe attività, per distribuire i servizi superiori e i servizi primari fra le varie parti della città e fare in modo che questi servizi attirino, in quella parte della città, anche popolazione di etnia, ricchezza e censo diversi, così da ottenere un risultato di mescolamento che è un punto importante per una città moderna”.