Un’ora di colloquio a Palazzo Chigi, nessuna dichiarazione alla stampa alla fine. A Roma Jens Stoltenberg ha incontrato in maniera privata Giorgia Meloni, una toccata e fuga del segretario generale della Nato, atterrato a Fiumicino alle 11 di mattina e poi ripartito nel pomeriggio. Il vertice si è tenuto a porte chiuse, ma sul tavolo i dossier aperti erano diversi: dalla crisi in Medio Oriente a, soprattutto, la guerra in Ucraina e il sostegno a Kiev.
Meloni e il fianco sud della Nato
La premier Meloni ha cercato di ribadire a Stoltenberg quali siano gli interessi italiani e dei paesi mediterranei della Nato. Il conflitto in Ucraina ha di fatto costretto l’Alleanza a concentrare attenzione e risorse sul fianco est per timore dell’aggressione russa. Ma per Roma, questo impegno non dovrebbe portare a una diminuzione degli sforzi dei paesi Nato a sud. Gli occhi del governo Meloni sono da tempo attenti soprattutto al Nord Africa, per via della questione migratoria. L’ancora fumoso Piano Mattei è un segnale che la premier vuole mandare di un maggior attivismo nell’area a sud dell’Italia, confermato anche dalla visita di ieri di Meloni in Libia.
Nello stringato comunicato rilasciato da Palazzo Chigi al termine della visita del segretario generale, oltre a rendere noto che al centro dei colloqui ci sono stati “i temi di attualità dell’agenda atlantica“, Meloni ha voluto rimarcare questo concetto, ponendosi anche un obiettivo più o meno preciso: l’Italia, infatti, si aspetta “che a Washington possano essere adottate decisioni concrete in risposta alle sfide caratterizzanti il fianco sud, in coerenza con l’approccio a 360 gradi alla sicurezza euroatlantica previsto dal Concetto Strategico della Nato”. Il riferimento è al vertice dell’Alleanza Atlantica previsto a luglio nella capitale statunitense.
Incontro tra Stoltenberg e Meloni, il sostegno all’Ucraina
Da Chigi, nessun accenno specifico alla guerra in Ucraina e al sostegno a Kiev. Al contrario di quanto comunicato dall’Alleanza Atlantica: in un post su X ha specificato che l’incontro si è svolto “per discutere i preparativi per il vertice di Washington, compreso il lavoro per rafforzare ulteriormente la Nato e fornire maggiore sostegno all’Ucraina”.
D’altronde era difficile che Stoltenberg e Meloni non avessero parlato degli aiuti militari al governo di Volodymyr Zelensky, specie in un periodo simile con l’Italia che a breve dovrebbe varare un nuovo (il nono) pacchetto a favore di Kiev. Al suo interno dovrebbe essere presente anche il sistema di difesa aerea e antimissile a medio-lungo raggio, i Samp-T, anche se di certezze ancora ce ne sono poche, considerato anche il fatto che la lista di equipaggiamenti e armi inviate dall’Italia è secretata. Meloni vorrebbe comunque avere l’ok entro il G7 di giugno previsto a Borgo Egnazia. Stoltenberg ha ringraziato l’Italia per il suo ruolo a favore dell’Ucraina, parlando già di un Samp-T fornito a Kiev insieme alla Francia.
Stoltenberg avrà voluto essere rassicurato sull’impegno italiano su cui Meloni è sempre stata ferma. A preoccupare il segretario generale della Nato, però, è l’alleato di governo Matteo Salvini e la sua Lega, che soprattutto nelle scorse ore si è detto contrario all’invio di nuove armi all’Ucraina. Meloni avrà dovuto metterci una pezza, giustificando le uscite del suo ministro e vicepremier con l’esigenza di portare avanti la campagna elettorale per le europee.
Stoltenberg e il pressing all’Italia sulle spese per la Difesa
Nel comunicato della Nato, si parla anche del dialogo compiuto “per ottenere una più equa condivisione degli oneri”. Stoltenberg, che deve venire incontro alle richieste degli Usa, ha quindi pressato Meloni per cercare di far aumentare all’Italia le spese destinate alla Difesa. Roma è lontana dal raggiungere l’obiettivo della Nato che tutti i propri membri utilizzino almeno il 2% del Pil in spese militari. Se da una parte la congiuntura storica – tra guerre e crisi – potrebbe essere favorevole per un aumento delle spese militari, dall’altra l’opinione pubblica in Italia è divisa profondamente sulla questione. Ciò rende difficile uno scatto avanti, anche per un governo che sembra saldo nel consenso come quello di Meloni.
Ma oltre il bastone, il norvegese ha usato anche la carota. Il segretario generale, infatti, ha elogiato il contributo italiano all’Alleanza, parlando della leadership di Roma nel gruppo tattico Nato in Bulgaria, dell’impegno delle forze italiane in Ungheria e Lettonia, della partecipazione all’operazione Baltic Air Policing e in quelle marittime dell’Alleanza. Fino a ringraziare l’Italia per la Kfor in Kosovo e nella missione di formazione in Iraq. A Washington si capirà che direzione la Nato vorrà prendere sul conflitto in Ucraina e non solo, considerando anche che comincerà il conto alla rovescia per il dopo Stoltenberg con l’olandese Mark Rutte pronto a subentrare. L’Italia, a prescindere dal prossimo segretario generale dell’Alleanza, spingerà per far sì che il fianco sud non venga dimenticato.
