Mark Rutte si sta facendo largo e si sta posizionando come il principale candidato a diventare il prossimo segretario generale della Nato. Il premier olandese uscente già nello scorso ottobre aveva dichiarato di essere interessato al ruolo di guida dell’Alleanza Atlantica, ma in questi mesi ha lavorato più o meno lontano dai riflettori per aumentare il consenso attorno alla sua candidatura. E ha trovato la sponda di diversi Paesi membri della Nato, tra cui i più influenti, pronti a sostenerlo nella sua corsa per il post Jens Stoltenberg.

Rutte alla Nato, chi lo appoggia

Secondo Politico, che cita una fonte anonima statunitense, Rutte avrebbe l’appoggio del presidente degli Stati Uniti Joe Biden. Un fattore più che importante, al limite del decisivo. Perché se è vero che per diventare segretario generale bisogna avere un consenso unanime dei 31 membri Nato, è anche assodato che il supporto degli Usa sposta di molto l’asticella. Anche perché un sostegno ufficiale di Washington convincerebbe anche altri Paesi ad unirsi dietro una candidatura forte. Sempre come riporta il sito di informazione Politico, ad oggi Rutte sarebbe sospinto da circa 20 Paesi, i due terzi dei membri dell’Alleanza Atlantica.

Perché gli Stati Uniti appoggiano Rutte

Il possibile via libera di Biden a Rutte non sorprende più di tanto, soprattutto alla luce di quanto visto negli ultimi mesi, quando il premier olandese ha lanciato messaggi inequivocabili e graditi all’amministrazione statunitense. Ha infatti sostenuto in maniera importante l’Ucraina, sia con aiuti economici che militari. Poi, ancor più di recente, i Paesi Bassi hanno affiancato gli Stati Uniti nelle missioni e nelle operazioni nel Mar Rosso: l’appoggio nei raid di Usa e Regno Unito nello Yemen contro gli Houthi, la partecipazione a Prosperity Guardian. Tutti fattori apprezzati da Washington, soprattutto la linea netta su Kiev, essenziale per chiunque ambisce a prendere il posto di Stoltenberg.

Nato, gli altri candidati per il post Stoltenberg

Il mandato di Stoltenberg si concluderà, dopo diversi prolungamenti, nel prossimo mese di ottobre. Il norvegese è in sella dal 2014 e il periodo di instabilità e crisi, specialmente con la guerra in Ucraina, ha fatto sì che rimanesse alla guida dell’Alleanza politico-militare fino a oggi. Nei prossimi mesi, però, si prospetta un cambio al vertice, con alcuni membri che vorrebbero avvenisse già prima, in occasione del vertice della Nato di luglio a Washington, per i 75 anni della Nato.

Non c’è solo Rutte in corsa, che di recente ha ammesso l’errore di averne parlarto apertamente a ottobre (“Non avrei dovuto farlo, quindi ho deciso di non parlarne più”). Anche la prima ministra estone Kaja Kallas, qualche mese fa, non ha nascosto il suo interesse per l’incarico ma non si è candidata ufficialmente. Probabile che anche lei stia sondando il terreno in maniera informale tra i diversi Paesi. Così come il ministro degli Esteri della Lettonia, Krisjanis Karins. Non è un caso che dai Paesi Baltici ci sia molto interesse per ricoprire il ruolo di guida della Nato, visto la riscoperta degli ultimi tempi del loro ruolo in prima linea contro la Russia.

Cosa serve al prossimo segretario generale della Nato

Come detto, chiunque vorrà assumere il ruolo dopo Stoltenberg dovrà ricevere il consenso di tutti e 31 i membri dell’Alleanza. Anche di chi, solitamente, pone veti o sfrutta le occasioni per ricevere qualcosa in cambio: Turchia e Ungheria, su tutti. Ankara e Budapest sono stati i principali ostacoli all’adesione nella Nato di Finlandia e soprattutto Svezia, ora in cambio del loro appoggio potrebbero chiedere quantomeno rassicurazioni. Tanto più che, per esempio, l’Ungheria di Viktor Orban, si è spesso scontrata con Rutte nei consessi europei negli ultimi anni. Nonostante il possibile appoggio dei due terzi dei membri, per il premier dimissionario olandese non sarà scontato strappare il consenso unanime.