Tutti gli Stati maggiori dei Paesi della NATO stanno studiando le contromisure da prendere se Donald Trump dovesse vincere le elezioni e fare quello che sta ripetendo durante le sue apparizioni televisive in maniera talvolta brutale, talvolta enigmatica ma sempre minacciosa.
Ha detto testualmente che quando lui sarà presidente, inviterà Vladimir Putin a sottomettere quei paesi della NATO che lui non intende più difendere. I giornali americani, a partire dal New York Times danno un drammatico rilievo alla prospettiva che metterebbe il mondo intero in una crisi dalle conseguenze incalcolabili dal momento che Trump sostiene di voler ritirare la partecipazione degli Stati Uniti dalla Nato, perché i paesi europei che oggi sono coperti dalla protezione dell’Alleanza sono in debito con gli Stati Uniti di somme incalcolabili.

Questo programma non è del tutto nuovo perché fa parte della leggenda retorica trumpiana, ma non era mai arrivato a dire che darà mano libera a Putin che potrà agire senza alcuna reazione degli Stati Uniti. La dichiarazione è stata tanto grave da indurre Putin ad una ironica correzione sostenendo di non aver alcun interesse per la Polonia né per altri Stati e che la Russia non ha bisogno del suo aiuto. Il primo Paese a reagire è stato il Regno Unito il cui governo ha preso contatto con tutti i capi di Stato e di governo della NATO, compresa l’Italia, per una alleanza senza d’emergenza che di fatto è già in atto.

Trump ce l’ha particolarmente con la Germania, che invaderebbe il mercato americano con automobili più convenienti, perché può concedere salari più alti di quelli americani, perché gli Usa pagano di loro tasca la difesa tedesca. Il cancelliere Olaf Scholz ha già dichiarato l’intenzione di mettere in piedi un esercito tedesco e anche gli altri paesi dell’alleanza hanno deciso di spendere quanto occorre. Ma Trump sta comunicando all’America l’intenzione di abbandonare l’Europa in omaggio al suo principio di “America First”: vengono prima gli interessi della prima potenza mondiale, e questo piace all’elettorato americano.

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Giornalista e politico è stato vicedirettore de Il Giornale. Membro della Fondazione Italia Usa è stato senatore nella XIV e XV legislatura per Forza Italia e deputato nella XVI per Il Popolo della Libertà.