La lista delle dichiarazioni ambigue di Matteo Salvini sulla guerra in Ucraina si allunga. Oggi ne ha aggiunta un’altra – anche perché il leader della Lega è un esperto e grande appassionato degli elenchi – che oltre a confermare la sua ondivaga posizione, rischia di mettere nei guai anche il governo della premier Giorgia Meloni. D’altronde la campagna elettorale è aperta e il ministro sembra guardare solo alle europee di giugno.

Salvini: “Non mandare altre armi all’Ucraina”

Il ministro dei Trasporti, rispondendo a Milano ad alcune domande dei cronisti in merito al pacchetto di aiuti all’Ucraina allo studio del governo, ha risposto in maniera eloquente: “Sicuramente la risposta non è mandare altre armi e sicuramente Macron quando apre bocca fa un danno, perché quando dice che potremmo mandare delle truppe di terra a combattere in Ucraina fa un danno”. L’avversione di Salvini per l’ipotesi ventilata dal presidente francese di inviare soldati occidentali in aiuto di Kiev è nota, ma in realtà su quel tema è seguito da tutti gli esponenti del governo, compreso il ministro degli Esteri Antonio Tajani.

Ma Salvini è andato oltre, ha aggiunto che secondo lui non bisogna mandare altre armi all’Ucraina. Una linea inedita e che cozza contro la posizione tenuta da Meloni da quando è presidente del Consiglio, convinta sostenitrice del supporto militare all’Ucraina. “Abbiamo sempre appoggiato qualsiasi tipo di aiuto all’Ucraina, umanitari, militari, economici. Da ministro dei Trasporti sono pronto a mandare le imprese italiane a ricostruire l’Ucraina una volta finita la guerra“, ha detto il vicepremier, ribadendo: “Abbiamo sempre sostenuto in Italia e in Europa qualsiasi aiuto di qualsiasi tipo all’Ucraina. Detto questo, l’Italia non è in guerra con nessuno e l’Europa non è in guerra con nessuno”.

Il pacifista Salvini contro Macron

Poi, sempre a margine di un sopralluogo alle case Aler di via Salomone a Milano, il vicepremier ha attaccato ulteriormente Macron, riscoprendosi pacifista: “Io non voglio che l’Italia e l’Europa entrino in guerra e non voglio lasciare ai miei figli la terza mondiale. Quindi invito Macron a tacere. Se Macron pensa alla guerra, si metta l’elmetto, si prenda una fionda e vada lui a combattere”. Salvini non è più in piazza Rossa con la maglietta di Putin o al parlamento europeo a urlare per dare in cambio due Mattarella per mezzo Putin, ma in compenso rispolvera la retorica pacifista. È la linea scelta dal leghista per affrontare la campagna elettorale per le europee, con il generale Roberto Vannacci in prima linea. E non è un caso che sia usata anche dal leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte.

In questo mese che ci separa dalle elezioni di giugno, gli scossoni che Salvini manderà al governo saranno sempre più forti. Una dinamica che non farà piacere alla premier Meloni, che dovrà dare garanzie all’esterno sulla posizione dell’Italia in merito al sostegno a Kiev.

Calenda contro Salvini: “Se questa è la posizione, il governo è finito”

Il primo ad accorgersi di questa divisione importante nel governo, e a commentare le dichiarazioni di Salvini, è stato Carlo Calenda. Il leader di Azione ha infatti scritto sul suo profilo X: “Se questa è la posizione ufficiale di Salvini il governo di ⁦Giorgia Meloni è finito. Sulla linea di politica estera non ci possono essere fratture così rilevanti”.

Redazione

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