Un Matteo Salvini “buono” che cancelli l’immagine del nemico degli immigrati, delle intese con Putin, l’oscurantista sui diritti, l’alleato dei neonazisti tedeschi. Nell’intervista con i guanti bianchi fatta dal direttore di Libero Mario Sechi il capo della Lega appare tutto contento di sé, malgrado sia il momento per lui più difficile. Spesso e volentieri racconta cose non vere. E talvolta si contraddice.

Avevo stima di Putin fino all’invasione dell’Ucraina come ce l’avevano Prodi, Renzi come tutti i capi di governo.
Appunto, a parte che Prodi e Renzi non hanno mai avuto stima per l’uomo di Mosca, Salvini non era capo di governo. Ed era amico di Putin fin dal 2014 quando la Russia aveva già distrutto la Cecenia oltre a mantenere da anni il paese sotto il tallone di ferro. Tutti ricordano frasi come «Putin è il più grande statista sulla faccia della Terra», la maglietta con la faccia del dittatore russo, i mai chiariti rapporti tessuti dalla Lega con Russia unita, cioè il partito di Putin. Infine, Salvini non ha apertamente condannato l’omicidio di Alexei Navalny e ha legittimato le ultime elezioni-farsa in Russia («Il popolo ha sempre ragione»).

Chi viene aggredito ha il diritto e il dovere di difendersi.
In realtà Salvini ha sempre espresso contrarietà al sostegno militare all’Ucraina (anche se poi ha dovuto sempre votare gli atti parlamentari che prevedevano l’invio di armi). D’altronde quando si recò al confine polacco venne sbeffeggiato proprio per la sua freddezza sulla causa ucraina. E quando Zelensky venne a Roma non volle incontrarlo. D’altra parte, il capo della Lega dice anche di attendere «con ansia le elezioni americane perché la svolta repubblicana (la vittoria dell’ex presidente che assaltò il Campidoglio, ndr) significa un ritorno alla moderazione». Chiaro, no?

Sono molto fiducioso, la Lega crescerà.
Salvini stesso ha lasciato trapelare di attendersi alle Europee un 7 per cento. Avendo avuto il 34 cinque anni fa, non è esattamente una crescita. Ed è possibile che vada peggio anche rispetto alle politiche del 2022.

I destini sono incrociati, perché se va bene lei vado bene io.
È esattamente il contrario. Alle Europee, come detto, Salvini dovrebbe perdere quasi trenta punti, proprio gli stessi che Giorgia Meloni dovrebbe guadagnare. È evidente che a destra c’è una competizione, se sale uno scende l’altro. E questo è ancora più evidente in campo europeo dato che la premier guida i Conservatori e Salvini, con Marine Le Pen, il gruppo di estrema destra Identità e democrazia.

(Su Vannacci) Lo stimo, ne condivido buona parte delle idee. Non tutto, mi chiedono se gli omosessuali sono un problema e io rispondo: no, quando mai.
Certo, Vannacci dice che gli omosessuali non sono normali ma per Salvini evidentemente è un dettaglio. D’altronde lui ha sempre contrastato il riconoscimento dei diritti sostenuti dalla comunità Lgbt.

Sono antifascista.
In Europa è con i tedeschi di Afp, l’olandese Wilders, i fascisti portoghesi oltre che con Le Pen.

Presenterò alcune proposte tra cui la regolarizzazione di tutte le difformità interne alle abitazioni.
Forse in certi casi sono opportune, ma potrebbe trattarsi di un ennesimo condono. Come tutti quelli che in materia fiscale hanno agevolato i furbi.

(Sul Ponte di Messina) Mi porto dietro due numeretti: 20 miliardi, il valore aggiunto per il Paese Italia; 120mila, i posti di lavoro stimati.
Lo stesso Salvini il 30 novembre aveva detto che i posti di lavoro creati dal Ponte sarebbero «mal contati 50mila». In questo caso il segretario della Lega ha citato la fonte del dato, un rapporto realizzato da OpenEconomics, una società che si occupa di valutazioni di impatto economico. Secondo le stime di OpenEconomics divulgate sul Corriere della Sera, l’infrastruttura genererà «oltre 33 mila occupati negli otto anni complessivi di cantiere». Stiamo dunque parlando di quasi 20 mila posti di lavoro in meno rispetto a quelli rivendicati a novembre da Salvini. Altro che 120mila.

(Un nome per la presidenza della Commissione Ue) Non lo dico, lo indagherebbero subito!
In realtà, Salvini non ha nessun nome da proporre. Per la buona ragione che nel prossimo Parlamento europeo il suo gruppo Identità e democrazia non toccherà palla su nessuna nomina e nessuna decisione importante.