Nessuno dei sei colpi esplosi nel bar della periferia di Fidene è andato a vuoto. Domenica mattina quando Claudio Campiti, 57 anni è arrivato all’assemblea di condominio del consorzio “Valleverde” ha impugnato la pistola e ha sparato mirando da una distanza di circa 2 metri e ogni colpo esploso ha ucciso o ferito. “Ha mirato in punti vitali”, ha detto il pm. Nicoletta Golisano, Elisabetta Silenzi, Sabina Sperandio sono state colpite al petto. Campiti puntava al cuore. Voleva uccidere i vertici del consorzio che nella sua mente incarna il male assoluto. E mentre sparava gridava “maledetti, mi avete lasciato 6 anni senza acqua”, hanno raccontato i testimoni. “Ha fatto una sorta di tiro al bersaglio colpendo uno dopo l’altro”, raccontano atti e testimonianze dei superstiti.

Secondo il pm che ne ha disposto il fermo di indiziato di delitto, Campiti “aveva un piano omicidiario organizzato nei dettagli”. Come gli altri condomini aveva avuto la convocazione per quella riunione l’11 novembre. Forse è stato proprio in quel momento che in lui qualcosa si è rotto e ha iniziato a pensare al folle gesto. Negli ultimi anni non aveva mai preso parte alle assemblee e con quella piccola comunità aveva diversi contenziosi.

Domenica mattina è passato al poligono di tiro e ha preso una Glock calibro 45 e, senza nemmeno raggiungere la linea di tiro, si è rimesso in macchina, diretto verso il bar dove si stava svolgendo la riunione di condominio. È entrato nel dehor “con la precisa finalità – si legge nel decreto di fermo – di ammazzare i componenti del consiglio di amministrazione del consorzio Valleverde”. Ha chiuso la porta alle sue spalle e “ha sostanzialmente fatto – spiega il pm – una sorta di ‘tiro al bersaglio’, colpendo uno dopo l’altro diversi soggetti seduti al tavolo, mirando in punti vitali”, a una distanza di circa due metri, come se i condomini fossero sagome del poligono. Avrebbe potuto sparare ancora, forse avrebbe potuto colpire le 32 persone presenti, ma la furia è stata bloccata da Elisabetta Silenzi, poi morta, e Silvio Paganini.

Secondo i pm Campiti aveva in mente di fuggire dopo la strage. I carabinieri, infatti, hanno trovato vicino al dehor tre zaini del 57enne: in uno c’era il suo passaporto, un notebook e 5.700 euro in contanti, che si vanno a sommare ai 535 euro che aveva in tasca. Negli altri due zaini aveva vari indumenti di ricambio. “Campiti aveva pianificato non solo la commissione di diversi omicidi – si legge nel decreto di fermo – ma anche una successiva fuga, verosimilmente all’estero”. Oltre alla Glock poi in tasca aveva un secondo caricatore con 13 colpi, 155 cartucce stesso calibro, un coltello a serramanico, un pugnale da sub. Per questo la Procura di Roma contesta a Campiti l’aggravante della premeditazione e quella dei futili motivi, il triplice omicidio e il tentato omicidio dei tre sopravvissuti, oltre al reato di porto abusivo di arma e all’appropriazione indebita della Glock del poligono. Campiti era un esperto tiratore, si allenava dal 2018.

A raccontare i motivi di questo odio di cui Campiti stesso scriveva sui suoi social e sul suo blog sono i sopravvissuti a quella strage. “I rapporti si sono deteriorati sia con me che con gli altri membri del consorzio”, ha raccontato agli inquirenti Bruna Marelli, presidente di “Valleverde”, come riportato dal Mattino. “Ha cominciato con insistenza a richiedere lo scioglimento del consorzio, dichiarando di non essere disposto a pagare i previsti contributi – continua la donna – infatti da almeno sette anni aveva smesso di pagare. A fronte di tale situazione io stessa feci emettere nei suoi confronti un decreto ingiuntivo di 1.700 euro che lo stesso non pagò mai. Qualche mese fa, intorno a luglio, ho fatto notificare al predetto un secondo decreto ingiuntivo che anche questa volta non ha pagato”. La presidente racconta anche che il condominio si offrì di fare una colletta per pagargli l’allaccio dell’acqua ma lui rifiutò. Aveva anche avuto dei finanziamenti dal Comune per fare quei lavori.

Dietro il folle gesto sembrerebbero non esserci solo risentimenti per questioni condominiali ma anche un dolore profondo, quello per la perdita del figlio 14enne in un incidente in montagna. “All’adorato Romano senza più quel futuro di studente brillante negato da una corrotta gestione del Patrimonio dell’Umanità”, ci sarebbe scritto sulla lapide del figlio, secondo quanto riportato dal Corriere della Sera. Una frase che rappresenta tutta la rabbia di un padre per quell’assurda morte. Un dramma, una rabbia, che poi è esplosa una domenica mattina alla riunione di condominio.

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Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.