Le sue condizioni erano talmente gravi che la scorsa estate i medici del Whittington Hospital di Londra avevano chiamato i suoi tre figli perché potessero dargli un “ultimo saluto”. Ma Geoffrey Woolf, 74 anni, entrato in ospedale lo scorso marzo dopo una crisi respiratoria in casa, è stato finalmente dimesso dopo uno dei ricoveri più lunghi mai registrati per un paziente affetto da Covid-19. Gli sono serviti esattamente 306 giorni per sconfiggere la malattia e tornare ad abbracciare la sua famiglia.

“Papà si è svegliato all’improvviso”, hanno affermato i suoi figli ricordando il primo momento in cui Geoffrey aveva mostrato segni di ripresa, nello scorso luglio, dopo essere stato a un passo dalla morte. Da quando è uscito dal Whittington ha però dovuto attraversare un lungo periodo di degenza al “Royal Hospital for Neuro-Disability” di Putney, dove i medici si sono presi cura dei danni che il virus gli aveva procurato al cervello, che gli avevano causato l’afasia e una paralisi a metà del suo corpo.

“Ringrazio lo staff e tutti i sanitari, sono stati fantastici”, ha dichiarato Woolf mentre tornava nella sua casa a Holloway, a nord di Londra, in un giorno che ha definito “di infinita libertà”. Il rapido peggioramento delle sue condizioni di salute aveva sorpreso tutti: Geoffrey non soffriva di alcuna patologia particolare, e si è sempre tenuto in forma andando anche in palestra. I primi medici che lo hanno visitato avevano infatti inizialmente pensato a un caso di meningite. Invece era positivo al tampone, e per 67 giorni è rimasto attaccato a un respiratore: al termine del suo primo ricovero, dopo 127 giorni, il personale medico e gli altri pazienti gli hanno tributato un applauso mentre veniva portato presso il centro per la riabilitazione del linguaggio e del corpo.

Per via delle restrizioni alle visite, la sua unica compagnia durante la lunga degenza è stato un libro: Orgoglio e Pregiudizio di Jane Austen, una delle sue letture preferite, appositamente scaricato su un e-reader dai suoi figli, e riprodotto anche in modalità audio nei suoi momenti di incoscienza. “Saremo infinitamente grati a chi si è preso cura di papà”, commenta commosso il figlio Sam, che non vede l’ora di ritornare alla vita di sempre. Prima di essere ricoverato, Geoffrey stava studiando per laurearsi in storia dell’arte alla London City Lit Adult Education College: da oggi potrà tornare alla sua scrivania, con i suoi amati libri e circondato dall’affetto dei suoi cari.

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Napoletano, Giornalista praticante, nato nel ’95. Ha collaborato con Fanpage e Avvenire. Laureato in lingue, parla molto bene in inglese e molto male in tedesco. Un master in giornalismo alla Lumsa di Roma. Ex arbitro di calcio. Ossessionato dall'ordine. Appassionato in ordine sparso di politica, Lego, arte, calcio e Simpson.