Il Tribunale di Sorveglianza è una sezione del Tribunale ordinario chiamato a decidere sulle richieste di pene alternative alla detenzione in carcere presentate da condannati a pene brevi o da detenuti nelle carceri italiane. Si occupa, essenzialmente, di concedere o revocare misure o pene alternative alla detenzione in carcere, permessi o altri benefici. Gestisce, quindi, tutta la fase post-processo. Una fase delicata e cruciale se si vuole riconoscere un senso al processo e una funzione (che, secondo la Costituzione, dovrebbe essere quella finalizzata al reinserimento del detenuto) alla pena.
Ebbene, un po’ ovunque è spesso considerato un Tribunale di serie B forse perchè tratta di carcere e il carcere continua ad essere un argomento secondario per larga parte della politica e dell’opinione pubblica. E a Napoli, in particolare, è un Tribunale storicamente in affanno per via di croniche carenze e biblici ritardi. Questa premessa è d’obbligo per descrivere il clima in cui si consuma, nel distretto giudiziario della nostra città, l’attesa per la nomina del nuovo presidente del Tribunale di Sorveglianza. E anche per comprendere le preoccupazioni e le aspettative che ruotano attorno a questa nomina: parliamo di un tribunale che dovrà occuparsi di una popolazione di 6.730 detenuti in Campania e che si trova a lavorare con un organico ridotto e enormi ritardi nelle decisioni.
In questo contesto quindi, e sulla scorta di tali aspettative che condividono in larga parte sia avvocati che operatori della giustizia, la rosa di nomi scelta dalla Quinta commissione per il conferimento di uffici direttivi e semidirettivi del Csm ha sollevato alcune perplessità e qualche polemica. Tutte concentrate non sulla professionalità dei singoli candidati ma sui criteri che devono aver guidato il Csm verso la scelta di quei candidati e non di altri. L’anzianità di servizio nella Sorveglianza, che in genere è il requisito più seguito, in questo caso non sembra essere stato la priorità. E lo stesso dicasi per il criterio della capacità mostrata nel superare le criticità del settore e gli ostacoli e le carenze della burocrazia, e nel credere pervicacemente alla funzione rieducativa della pena.
Criterio, questo, che parte dei penalisti aveva richiesto proprio con una lettera al Csm. Tra un mese circa ci sarà la seduta del plenum e la nomina del nuovo presidente. La Quinta Commissione ha proposto tre candidati già in servizio a Napoli: Maria Picardi, magistrato di Sorveglianza, e Patrizia Mirra, consigliere di Corte d’appello (con due voti ognuna), e Daria Vecchione, consigliere di Corte d’appello (con un voto). Tre giudici di esperienza, ma che non mettono d’accordo il mondo napoletano della giustizia.
