A volte nella vita tutto quello di cui abbiamo bisogno è semplicemente “un colpo di fortuna”. Lo racconta bene Woody Allen nel suo ultimo film in uscita al cinema e presentato a settembre fuori concorso alla Mostra del cinema di Venezia. Cos’è questo film? Una commedia romantica? Un thriller? Più semplicemente è un classico film alla Woody, con i suoi schemi, i suoi cliché e i suoi personaggi azzeccati che ricordano molto quelli di uno dei suoi capolavori, Match Point. È un mix che funziona e che dimostra ancora una volta la maestria del regista nel combinare diversi generi cinematografici, portando il pubblico in un viaggio coinvolgente attraverso le complicazioni della vita, delle relazioni, delle passioni.

“La fortuna gioca un grande ruolo nelle nostre vite, e questo non significa che sia tutto ma che sia più importante di quanto non pensiamo. Le persone devono lavorare duramente, essere disciplinate, fare del proprio meglio ma questo le porta solo fino ad un certo punto. Tutto il resto dipende molto dalle occasioni, dal destino” commenta Allen. “Un colpo di fortuna” segna dunque un grande ritorno in nome della fortuna, il cinquantesimo film del regista che ha deciso per la prima volta nella sua carriera di girare una pellicola in francese, con un cast interamente francese e ambientando le scene tra Parigi e la vicina campagna.

Non è la Parigi sognante di “Midnight in Paris” o “Tutti dicono I love you”, ma una città autunnale, calda, incantevole e scintillante anche se pronta in pochi secondi a mostrare il suo lato più tetro, grazie alla fotografia straniante di Vittorio Storaro. E alla domanda se questo film sia un punto di arrivo Woody Allen risponde: “Quando ero più giovane i film che mi hanno più impressionato erano i film europei, in particolare quelli francesi, svedesi, italiani… Tutti noi in America volevamo fare i film come gli europei e ci ho provato tutta la vita. Così per il mio 50’ film ho deciso di girare in Francia e mi sono anche molto divertito. Mi sono sentito finalmente come un vero regista europeo”.

Questo intrigante thriller romantico, che cattura l’attenzione dello spettatore fin dall’inizio, ruota attorno all’importanza del destino nelle vite di Fanny e Jean, interpretati magistralmente da Lou De Laâge e Melvil Poupaud. Lei giovane e bella e in carriera, pronta a sacrificare qualsiasi cosa pur di ottenere ciò che vuole, lui un maritino maniacale, un uomo d’affari che ha come grande passione il controllo e giocare con i trenini elettrici. La coppia dell’alta borghesia parigina funziona e si diletta tra cene, vernissage, lussi e scampagnate ma l’incognita è dietro l’angolo, e si chiama tradimento. Amori, inganni, corna e sensi di colpa creano una bella suspence e anche se in alcuni punti il ritmo zoppica, la sceneggiatura regge fino alla fine, evocando una certa nostalgia per il cinema noir di un tempo.

Pazzesco poi il ruolo della madre della protagonista, l’elegante Valerie Lemercier che diventa consigliera e investigatrice. “Trent’anni fa ero io il protagonista dei ruoli che scrivevo ma sono sempre stato più bravo a scrivere le parti delle donne, a renderle più interessanti. Forse perché Williams e Bergman hanno scritto soprattutto ruoli per le donne e anche io ci ho provato, grazie a loro.” Infatti anche in questo film spiccano soprattutto i ruoli femminili e ora sappiamo il perché. E su suo futuro commenta il regista: “Non lo so ancora se farò un altro film, e per due motivi. Il primo è che ho sempre problemi a trovare i finanziamenti, e sono stufo di andare in giro a chiedere soldi e faticare per ottenerli. Se qualcuno busserà alla mia porta e mi dirà “finanzieremo il tuo prossimo film”, allora probabilmente mi verrà la tentazione di farne un altro. Ma non ho più voglia di andare in giro a cercarli da solo, cinquanta film sono più che sufficienti. L’altro motivo è che non voglio lavorare a un film che resterà nelle sale per due settimane e poi andrà direttamente in streaming: il cinema per me non è questo”.

Maddalena Messeri

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