L’Università è un’organizzazione a cui è affidata una pluralità di missioni: fare attività di ricerca, formare le professionalità del futuro attraverso una didattica di qualità e in linea con i tempi e contribuire al benessere e allo sviluppo della comunità di cui è parte integrante. Per perseguire le loro missioni le università devono avere al loro interno capacità gestionali e organizzative, proprio come una città. Disporre di infrastrutture fisiche adeguate (aule, laboratori e spazi per gli studenti), di servizi di qualità (biblioteche, servizi digitali, residenze per studenti) è chiaramente una premessa fondamentale.
Tuttavia, non basta volerlo fare, bisogna saperlo fare: occorrono capacità e competenza per gestire al meglio le risorse disponibili e per acquisirne di nuove. Per governare un ateneo di grandi tradizioni e dimensioni come la Federico II serve un vertice appassionato, competente e con solide capacità di gestione. La scadenza elettorale per la scelta del prossimo rettore della Federico II è un momento molto importante per la vita di questa istituzione. I docenti, il personale e gli studenti chiamati al voto hanno la responsabilità di scegliere la persona che avrà il compito di continuare un’azione di risanamento e di crescita avviata grazie all’azione dell’ex rettore Gaetano Manfredi e dalla squadra che lo ha supportato in questi anni.
Leggendo i programmi elettorali dei due candidati a rettore dell’ateneo federiciano, emerge da parte di entrambi un riconoscimento per i lusinghieri risultati raggiunti in questi anni: risanamento del bilancio; riavvio della manutenzione straordinaria e ordinaria di manutenzione delle strutture esistenti; realizzazione di nuovi centri universitari come il complesso di San Giovanni, presidio di cultura e aggregazione in un’area che soffre da troppo tempo di marginalizzazione.
Il corpo docente si è rinnovato grazie a un piano di reclutamento di giovani ricercatori che non ha pari in Italia e all’avvio di un processo di supporto all’avanzamento di carriera dei ricercatori e dei docenti meritevoli. Si tratta di un processo di miglioramento che per essere portato a compimento richiede ancora tempo. Tanti sono i fronti su cui agire per superare le criticità che ancora sussistono. Ma è necessario mantenere fermi i principi e le linee guida che hanno ispirato l’azione di risanamento e sviluppo portata avanti in questi anni. L’elezione del nuovo rettore è uno snodo vitale per lo sviluppo del più importante ateneo del mezzogiorno: serve una persona autorevole, competente e con una comprovata esperienza gestionale.
Il professore Matteo Lorito, dal mio punto di vista, è il candidato che può garantire un’accelerazione al processo di miglioramento del nostro ateneo. Le ultime due pagine del suo programma elettorale, in cui Lorito spiega i motivi della sua candidatura, evidenziano i motivi che mi confermano che tutti gli impegni che ha preso durante la campagna elettorale saranno rispettati. Il Dipartimento di Agraria, che di per sé rappresenta una realtà complessa, sia nella sua composizione che nella sua collocazione, sotto la direzione di Lorito ha riportato risultati estremamente significativi. Sul fronte della didattica ha ampliato e migliorato l’offerta didattica in collaborazione con altri dipartimenti, incrementando il numero di studenti e migliorando la qualità percepita dagli studenti. Sul fronte della ricerca ha conseguito risultati lusinghieri con più di 200 progetti nazionali e internazionali realizzati, dimostrando una rilevante capacità di intercettare risorse per la ricerca (testimoniato dal budget milionario del dipartimento).
Il dipartimento ha raggiunto ottimi risultati anche sul fronte della terza missione. Penso, in particolare, a tutte le collaborazioni con le imprese del territorio e alle attività ad alto impatto sociale come la trasformazione della Reggia di Portici in un hub culturale e ambientale aperto alla città. È riuscito a farlo perché è stato capace di gestire al meglio il dipartimento, oggi composto da circa 150 persone, che in questi anni è cresciuto significativamente (40 nuovi ingressi tra ricercatori, docenti e personale tecnico amministrativo). Matteo Lorito, oltre ad aver lavorato egregiamente nel suo dipartimento, ha dimostrato il suo attaccamento all’istituzione e doti di grande lavoratore, non facendo mancare il suo contributo nelle sedi istituzionali.
Penso, in primo luogo, al suo impegno concreto e fattivo al miglioramento dell’organizzazione del nostro ateneo nel suo ruolo di coordinatore della Commissione Regolamenti del Senato accademico. La possibilità di migliorare il nostro ateneo e di superare le criticità che ancora sono presenti richiede doti di leadership inclusiva e la possibilità di disporre del supporto e della collaborazione di un gruppo di lavoro ampio, in cui siano rappresentate competenze multidisciplinari, in grado di implementare i tantissimi cantieri di miglioramento che sarà necessario avviare. Nella squadra di Matteo Lorito ci sono tantissime persone che, a mio parere, sono in grado di fare crescere la Federico II e che sono pronte a spendersi ancora per il bene del nostro ateneo e della nostra comunità.
