La Federico II, il più grande ateneo del Mezzogiorno, uno dei più grandi d’Italia, ha diritto ad avere un rettore all’altezza della grande sfida dell’affermarsi, nella coscienza di tutto il Paese, del sapere e delle conoscenze come fattori strategici di sviluppo; della ricerca; della formazione di professionisti in ogni campo del sapere; del concorrere al miglioramento e allo sviluppo in tutti i campi, economico, sociale, civile, e della democrazia, di Napoli, della Campania, dell’Italia tutta. Le università esistono perché ci sono gli studenti, il futuro del Paese; per questo dobbiamo trasmettere loro conoscenze e saperi e professionalità, ma anche consapevolezza e capacità di ragionamento e di critica, fattori essenziali per migliorare e ampliare la democrazia.

Il diritto allo studio sarà un banco di prova ineludibile per chiunque governerà l’ateneo. Garantire a tutti gli aventi diritto, ampliandone la platea, di poter usufruire di una borsa di studio, coinvolgendo le sedi regionali e nazionali preposte a questo compito; operare un ulteriore ampliamento della no tax area, che, da misura emergenziale post-Covid, diventi misura ordinaria e, a regime, lavorare, per quanto in potere dell’ateneo, a una gratuità quanto più ampia possibile degli studi universitari, come accade in molti Paesi europei; lavorare, con Comune e Regione, per avviare a soluzione l’annoso problema degli alloggi, vera piaga per i fuori sede della Federico II, proponendo, insieme con loro e con l’Ente per il diritto allo studio, politiche di domanda-offerta alla luce del sole, che facciano emergere il bubbone degli affitti in nero, magari, insieme con tutti gli altri Atenei, prospettando al governo nazionale una politica di vantaggi fiscali per le famiglie degli studenti fuori sede.

Nei precedenti sei anni la Federico II, guidata dall’attuale ministro Gaetano Manfredi, ha raggiunto grossi traguardi: potenziamento degli organici, migliore qualità della didattica e della ricerca, visibilità e prestigio internazionali, attenta e oculata gestione amministrativa e finanziaria. Si deve quindi, a partire da quanto raggiunto, migliorarsi ancora. Per esempio: il raggiungimento di un avanzo di bilancio di parecchie decine di milioni, ai miei occhi, non essendo l’università un’azienda che deve distribuire dividendi, non è del tutto positivo. Allegre gestioni, spese e debiti vanno ovviamente evitati e bene ha fatto il precedente governo in questo campo, ma non mi convince del tutto l’entusiasmo per un tale “risparmio”: si sarebbero potuti programmare vari interventi utili e necessari (per esempio la manutenzione ordinaria e straordinaria di strutture in degrado) che tendessero a un sostanziale pareggio di bilancio.

Una “riserva”, un “piccolo” avanzo ci sta tutto: ma non delle dimensioni di cui si è parlato. A meno che un piano non ci sia, ma al momento non mi è noto. Un altro tema su cui mi aspetto che il nuovo rettore faccia sentire la sua voce, promuovendo una riflessione, in ateneo e nel mondo accademico nazionale, per confrontarsi poi con il governo, è quello del sistema di reclutamento e avanzamento di carriera (Asn) e sui principi ispiratori e il modello della valutazione dell’attività scientifica (Anvur-Vqr). Questi sono legati ai criteri di ripartizione dei fondi ministeriali che, in base alla politica attuale, di fatto penalizzano la stragrande maggioranza degli atenei del Sud. Tali aspetti necessitano quanto meno di un “tagliando”, se non di una revisione vera e propria.

Infine, un rettore e l’università che dirige lavorano anche per l’intera città, contribuiscono al suo sviluppo civile, sociale, culturale, oltre a svolgere il preciso ruolo tecnico e istituzionale che compete loro. Un ateneo è parte integrante della città che lo ospita, la caratterizza e ne promuove l’intero territorio. La Federico II, dunque, deve sempre più aprirsi alla società civile e ogni sua ricchezza, sia essa naturalistica, storica, culturale, artistica, associativa o imprenditoriale. Ed evidenziarne le carenze e le debolezze, essendo in grado per la sua autorevolezza di proporsi come alto riferimento morale e scientifico per la rinascita economica, civile, sociale, culturale, democratica, del territorio e della città.

Luigi Califano ha presentato un programma coraggioso, ampio, mai noioso; un programma che riprende molte delle cose che dicevo; un programma anticipato, in questi mesi, da brevi “pillole” che ho apprezzato in particolare per la loro lungimiranza, coraggio, efficacia. Alla testa della Scuola di Medicina e Chirurgia in qualità di presidente, poi, in questi mesi di drammatica gestione della pandemia, Luigi Califano ha mostrato ancora di più, seppure ce ne fosse stato bisogno (avendo già ricoperto le cariche di direttore di Dipartimento, presidente di Scuola, membro del Senato accademico in qualità di presidente di Scuola, in continuo contatto con la Regione per tutte le questioni legate alla sanità pubblica) non comuni capacità manageriali e organizzative, oltre che di totale dedizione all’impegno di docente universitario e di medico. Sarà un ottimo rettore.