È figlio dell’Armata Rossa che ha servito, partendo dal suo Tagikistan, e riuscendo a raggiungere il grado di colonnello. Forse anche ex agente del Kgb (ma lui nega), dopo il crollo dell’Urss il camaleontico e poliglotta Bout aveva messo in piedi una flotta di aerei che riforniva di armi mezzo mondo. Una delle caratteristiche che lo hanno reso quasi invisibile e inafferrabile per lungo tempo, è stata la capacità di confondersi tra le persone cosiddette “normali”, di mimetizzarsi in mezzo alla gente. Si trovava in una prigione dell’Illinois dove deve scontare una condanna a 25 anni.

Giovedì 8 dicembre gli Stati Uniti e la Russia hanno trovato un accordo per uno scambio di prigionieri: Brittney Griner, cestista statunitense che era stata arrestata per il possesso di marijuana, è stata rilasciata dalle autorità di Mosca in cambio di Viktor Bout, trafficante russo.

Ex ufficiale, commerciante, facilitatore di contatti, trafficante d’armi globale e, come ha spesso sostenuto, ‘trasportatore’ di merci, userà, in seguito al crollo dell’Urss, le sue capacità di volo, gli aerei ed elicotteri sovietici abbandonati sulle piste delle basi dell’impero, per organizzare una flotta che traffica armi (ma anche droga) in tutto il mondo, ma soprattutto in Africa. Per l’Onu ha collaborato con il regime di Paul Taylor, condannato nel 2012 per crimini di guerra, in Sierra Leone per trasportare minerali e diamanti e in Sudamerica (forse anche per i talebani e al Qaeda).

Gli Stati Uniti nel 2010 lo catturano in una operazione sotto copertura della Dea, con gli agenti che si sono fatti passare per acquirenti delle Farc colombiane, in Thailandia che in seguito lo estrada negli Usa. Nell’aprile del 2012 viene condannato a 25 anni di prigione dopo essere stato giudicato colpevole di cospirazione per uccidere cittadini e ufficiali americani, vendere sistemi di difesa antiaerea e aiutare organizzazioni terroriste. Nel 2003 era tornato in Russia. Le autorità russe lo hanno sempre sostenuto durante il suo processo.

Oggi è al centro dello scambio con due americani detenuti da Mosca, la cestista Brittney Griner e l’ex marine Paul Whelan. Uno scambio che si è compiuto l’8 dicembre — ma solo parzialmente, perché Whelan resta nelle mani dei russi. Il rilascio di Griner in cambio di Bout è avvenuto grazie alla mediazione congiunta degli Emirati Arabi Uniti e dell’Arabia Saudita: lo hanno reso noto i ministeri degli Esteri di Abu Dhabi e Riad in un comunicato nel quale si legge che il successo degli sforzi di mediazione è un riflesso della reciproca e solida amicizia che lega entrambi i Paesi agli Stati Uniti d’America e alla Federazione Russa”. Lo scambio di prigionieri è stato completato con successo all’aeroporto di Abu Dhabi, ha dichiarato il ministero degli Esteri russo. Nella sua dichiarazione dalla Casa Bianca, il presidente Joe Biden ha citato solo gli Emirati: “”Dopo mesi di ingiusta detenzione in Russia, in circostanze intollerabili, Brittney tornerà presto tra le braccia dei suoi cari. E avrebbe dovuto essere lì fin dall’inizio”, ha affermato il presidente Usa, secondo cui “questi ultimi mesi sono stati un inferno per Brittney”. Ma “sono felice di poter dire che è di buon umore. È sollevata di tornare finalmente a casa”, ha concluso il presidente, che ha definito “intensi” i negoziati per il rilascio della cestista, che era stata condannata a nove anni di carcere, da scontare in una colonia penale, con l’accusa di possesso di sostanze stupefacenti.

In riferimento all’altro prigioniero americano in mano alla Russia, Joe Biden ha aggiunto: “Non abbiamo dimenticato Paul Wehelan. Non è stata fatta una scelta di chi portare a casa. Per ragioni non spiegabili, la Russia tratta il caso di Whelan in modo diverso. Ma non demordiamo. Non lo faremo mai”.

Situazione che ricorda un altro recente film, anche se ispirato a eventi passati: Il Ponte delle Spie, diretto nel 2015 da Steven Spielberg e ambientato durante gli anni della guerra fredda. Narra la trattativa e lo scambio della spia sovietica Rudolf Abe con Francis Gary Powers, pilota di un aereo-spia Lockheed U-2 che era stato abbattuto, catturato e condannato dai sovietici. Lo scambio avvenne sul Ponte di Glienicke, per questo poi denominato “ponte delle spie”. L’avvocato protagonista interpretato da Tom Hanks, giocando una delicata “partita a poker” diplomatica, riesce ad ottenere anche la liberazione dello studente statunitense di economia Frederic Pryor, che era stato catturato e detenuto con pretestuose accuse di spionaggio. Nel momento decisivo, quando deve avvenire lo scambio tra Abel e Power, la liberazione dello studente, che doveva essere contestuale, viene strumentalmente ritardata. A quel punto Abel, visibilmente grato a Donovan per il suo lavoro, salva la situazione ritardando a sua volta di pochi, decisivi istanti la propria liberazione.

Riccardo Annibali

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