Nata nei primi anni ’90, la tenuta di Montevetrano, con un vigneto di poco più di 5 ettari nel Parco Regionale dei Monti Picentini, è la casa di produzione vinicola che ha conquistato la ribalta internazionale grazie a un vino bandiera iconico a livello enologico: il blend di Cabernet Sauvignon, Merlot e Aglianico frutto della visione iniziale di Silvia Imparato e della collaborazione con l’enologo Riccardo Cotarella; da 5 anni è arrivata anche Gaia Marano, figlia di Silvia. La cantina di San Cipriano Picentino è oggi riconosciuta come uno dei marchi più prestigiosi del Sud Italia.

Quali sono state le principali sfide vinte per la vostra crescita? Come si imposta la gestione di un’azienda agricola in questo complesso momento storico?
«La sfida principale è stata con noi stessi: riuscire ad essere all’altezza di un vino da proporre sul mercato non solo come era iniziato in un gioco tra amici. Ci siamo riusciti. Montevetrano è stato un vino di passione per la nostra terra, frutto di grande perseveranza. Oggi produciamo tre vini per un totale di 70mila bottiglie, ma per 20 anni abbiamo prodotto esclusivamente il Montevetrano (oggi 18mila bottiglie l’anno). Siamo un gruppo aziendale molto piccolo, forte di una grande condivisione per l’amore per ciò che facciamo. Oggi per competere al meglio c’è bisogno di una nuova strategia organizzativa e commerciale che ci permetta di vincere nuove sfide».

Quanto vendete in Italia e quanto all’estero? Puntate a nuova terra e nuove produzioni nel salernitano?
«Vendiamo circa il 50% in Italia e il 50% all’estero. Fuori dall’Italia i principali mercati per noi sono gli USA, il Giappone e in Europa Svizzera, Inghilterra, Francia e Germania. A livello di novità usciremo a brevissimo con un nuovo vino che è il Core rosato, dopo il bianco e il rosso, sul quale puntiamo molto».

Siete entrati a far parte del portafoglio di Tenuta Ulisse (abruzzese) controllata dal fondo di private equity White Bridge Investments II. Cosa significa per voi e quali opportunità possono nascere ora?
«Entrare a far parte di Tenuta Ulisse per noi è stata un’occasione di nuove energie. Nel mondo del vino sono essenziali gli incontri di persona con nuovi clienti e nuovi mercati. Con Tenuta Ulisse porteremo avanti il nome di Montevetrano lasciando inalterati i nostri. E dopo appena 2-3 mesi ci stiamo già accorgendo che la collaborazione è esattamente in linea con quanto concordato».

La strategia di Tenuta Ulisse è quella di creare una vera e propria piattaforma di eccellenze del Sud. È una buona idea e perché?
«È un’ottima idea perché in questo modo si dà valore a realtà piccole, di grande qualità e diverse tra loro facendo della diversità la loro forza».

Cito alcune problematiche comuni a chi produce oggi vino in Italia: alti costi energetici, cambiamento climatico, reperimento risorse umane. Quali tra queste problematiche pesano di più nella gestione quotidiana della vostra azienda?
«Tutte queste problematiche pesano tutte allo stesso modo. Il cambiamento climatico va gestito con grande attenzione, ascoltando e osservando la terra, ma collegandoci anche alla ricerca scientifica. Sui costi energetici ci stiamo adoperando per essere al passo coi tempi, con attenzione alle fonti rinnovabili più idonee alla nostra zona di produzione. Sul personale la sfida è trovare giovani che vogliano lavorare in campagna. L’interesse per il contatto con la natura, il territorio e la terra sembra maggiore di qualche anno ma rimane un punto sensibile».

In che modo le eccellenze come Montevetrano possono essere un traino per il Mezzogiorno?
«Montevetrano è stato un traino per le aziende del nostro territorio, ha acceso la luce sulla potenzialità campana sulla lunga storia agricola; pensiamo che grazie alla nostra esperienza tanti altri hanno cominciato ad esporsi in un confronto di qualità».

Cosa chiede un’azienda come Montevetrano alle Istituzioni? Di cosa avete più bisogno?
«Proprio nel momento in cui anche il vino come la nostra cucina italiana sono patrimonio mondiale dell’Unesco, le Istituzioni potrebbero cogliere questa come una grande opportunità supportando il settore in maniera corrispondente ai riconoscimenti internazionali».

Paolo Bozzacchi

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