Cosa sta succedendo nel mondo dei social? L’ondata di antisemitismo digitale ormai non conosce limiti. E perfino gli amministratori dei grandi network – Meta e X – sembrano chiudere un occhio davanti all’ordalìa degli odiatori organizzati. Che sciamano in serie, si organizzano per segnalare questo o quell’autore, questo o quel post, soprattutto quando è troppo vicino a Israele. I Propal digitali saturano gli algoritmi fiondando raffiche di segnalazioni ai centri di controllo, finché quelli non decidono, subissati, di cedere. E così fior di professionisti dell’informazione, corrispondenti importanti, avvocati di fama vengono sommersi senza accorgersene da valanghe improvvise ed esiziali. Che li buttano fuori dai social network, silenziandone la voce e disperdendo patrimoni di contenuto inestimabili.

Negli ultimi giorni è toccato a Mariano Giustino, il collaboratore del Riformista che vive in Turchia e segue da vicino, consultando ogni giorno decine di fonti, il Medio Oriente. Da una settimana il suo profilo Facebook è stato cancellato senza appello, e soprattutto senza che il giornalista abbia potuto capirne le ragioni. Due giorni fa la stessa sorte è toccata al profilo X di Iuri Maria Prado, altra firma di punta del Riformista. Prado nella vita professionale, da avvocato, tutela numerose espressioni del mondo ebraico italiano e che ha maturato una notevole competenza sui fatti che riguardano Israele e l’antisemitismo in Italia e in Europa. Giustino è sconcertato: «Meta sosteneva di aver controllato la mia attività, cioè i post riguardanti le mie corrispondenze andate in onda ogni mattina su Radio Radicale e quelli dei miei articoli che pubblico su Il Riformista, e di averli ritenuti non rispettosi degli standard della piattaforma; ma la mia attività sui social è appunto quella giornalistica; anche sulla piattaforma social sui sono seguito da 12 mila follower documento quotidianamente quel che accade in Turchia, in Iran e in Medio Oriente in generale, senza veline né autocensura. Nell’ultimo post pubblicato prima della mia espulsione, ho denunciato la fake news diffusa da Hamas a Gaza nel circuito mediatico internazionale, secondo la quale Israele avrebbe aperto il fuoco contro la popolazione civile in un sito di distribuzione di aiuti. Notizia che era stata smentita da tutti i maggiori media internazionali. Avevo semplicemente riportato una mia documentazione, pubblicata anche su questo giornale, sull’accaduto che smentiva la notizia falsa di Hamas. Su quel post si è scatenato il putiferio degli utenti pro Hamas».

Pubblicare su Facebook o X un lavoro giornalistico documentato diventerebbe quindi attività illecita. Soprattutto quando apre uno squarcio sulla narrativa antisemita ormai dilagante. La stessa dinamica da squadrismo digitale vero e proprio è stata usata nei confronti di Iuri Maria Prado: «Alle 01,10 dell’altra notte ho ricevuto una email da X che mi comunicava la sospensione del mio account, creato 13 anni fa. Motivazione: violazione delle regole di X. Motivazione a dir poco curiosa perché notoriamente, da molti mesi ormai, usavo X unicamente per postare i miei articoli, a cominciare da quelli del Riformista. Non interloquivo con chicchessia, non commentavo alcunché, non rispondevo a nessuno. Mi hanno spiegato che basta essere messi nel mirino da un gruppo anche piccolo di utenti, che incita a fare segnalazioni di massa, e la piattaforma ti butta fuori senza neppure esaminare la cosa. Di fatto l’attività giornalistica – che, come tutti sappiamo, non può oggi prescindere dai social – è in questo modo gravemente compromessa», riassume Prado.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.