A chiedere verità e giustizia non sono più solo il padre Vincenzo, la madre Sara, la famiglia e i conoscenti, il Comitato Verità e Giustizia per Ugo Russo e quella parte di città che ha seguito la vicenda. A chiedere verità e giustizia per Ugo Russo saranno almeno altrettante persone, qualche centinaio sicuramente, forse anche di più, a giudicare da piazza Montecalvario piena, nel cuore dei Quartieri Spagnoli, per la presentazione della storia – la tragedia terribile di una rapina finita male e di un’indagine ancora non chiusa – che il fumettista romano Zerocalcare (nome d’arte di Michele Rech), autore di culto di questi anni, ha scritto e disegnato e che è stata pubblicata su L’Essenziale.

Strati, è stato intitolato il fumetto. Ugo Russo è stato ucciso il primo marzo del 2020 durante un tentativo di rapina: un carabiniere 23enne in borghese gli sparò tre volte nel quartiere Santa Lucia. Il 15enne con una pistola finta lo aveva minacciato, voleva il Rolex. Il fumetto ha descritto come uno dei tre colpi abbia raggiunto Russo alla nuca, il cadavere sul selciato a otto metri dall’automobile. La famiglia chiede di sapere se il figlio è stato ammazzato mentre tentava di scappare. L’inchiesta però è andata avanti con molta lentezza. L’indagine per omicidio volontario. “Di sicuro è la storia di uno Stato in cui se vieni ammazzato da un uomo in divisa, non sei più una vittima”, ha scritto Zerocalcare nelle vignette.

Strati, il titolo: come quelli della città dei “mariuoli” e quella della “Napoli bene”, quella del boom del turismo e quella dei lavoratori sfruttati, quella della “guerra ai murales” e quella dei “vicoli dell’Arte”, quella immancabilmente di Gomorra e quella del: “Se l’è cercata”. Ha detto il padre di Ugo Russo: “Michele ha avuto il coraggio di scrivere la vera storia, quella che c’è nel fumetto. Non giustifico mio figlio, ha sbagliato, ma ha pagato troppo caro il suo errore. Se ci sarà verità e giustizia per lui ci sarà verità e giustizia per tutti“. La vignetta che più di altro ha colpito Vincenzo Russo è quella con il proiettile che perfora il cranio del figlio.

Altra testimonianza, quella di Gianni Bifolco, padre di Davide, il 17enne ucciso nel settembre 2014 dai colpi esplosi da un carabiniere nel Rione Traiano. “Mio figlio non aveva fatto nessuna rapina ma lo hanno ucciso lo stesso. Mi fa male che dopo due anni stiamo ancora a zero. Non è che non doveva succedere più, non doveva proprio succedere. E ho paura che i nostri figli saranno gli ultimi. I magistrati si chiedano se fossero stati i loro figli a morire così”. Altra voce, quella di Leticia Mandragora, l’artista che ha realizzato il murales dedicato a Ugo Russo – che il Tar ha deciso si dovrà cancellare, è stato fatto ricorso al Consiglio di Stato. “Sono schifata da come è stata gestita questa situazione. La storia va raccontata. Maradona lo hanno compreso tutti quando ha sbagliato, anche quando era vivo, e lui ha sbagliato tante volte, quindi vanno capiti anche gli altri. Caravaggio raccontava la gente di strada, forse perché certa gente ha visi più comunicativi, che raccontano di più. E invece noi non abbiamo la possibilità di esprimerci. Io sono denunciata per abuso edilizio“, e a dirlo pare ancora incredula, sicuramente è  incazzata.

Zerocalcare ha raccontato di aver appreso la prima volta la storia dai giornali, senza che gli restasse particolarmente impressa. Poi a Catania ha incontrato Enzo Russo. “Ci ho visto qualcosa in comune con delle storie che ho attraversato, molto vicine a me. Sono venuto a Napoli, ho parlato con il comitato. Il fumetto è qualcosa di collettivo, il frutto di un lavoro fatto con altre persone. Ma le difficoltà di parlare di questa storia è cominciata prima che uscisse: solo a dire che sarebbe stato pubblicato un fumetto su questa vicenda si sono innescate una serie di polemiche, di persone offese come se la richiesta di accertare un fatto fosse di per sé inaccettabile“.

La polemiche sempre le stesse: il modello, la celebrazione del crimine, i cattivi esempi e la cattiva strada. “Sono incredulo. In 23 pagine c’è una vignetta in cui Ugo viene raccontato non solo come un ragazzo che faceva una rapina ma come qualsiasi 15enne, come una persona umana. Sono state dette, come in altri casi simili, tante cose che non c’entrano niente, come se qualsiasi argomentazione possa costituire una giustificazione a sparare in testa a un ragazzo ferito che scappa. Questo è allucinante“. Centinaia di persone hanno sventolato l’album della storia di Zerocalcare. Domani il corteo per chiedere Verità e Giustizia per Ugo Russo. A cercare di riassumere in uno slogan – come hanno scandito tutti – la mobilitazione: Ugo Russo “non se l’è cercata”.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.