Non ha mai smesso di essere pungente e ironico nemmeno quando la sua situazione si è aggravata. Nicolò Cafagna, blogger e giornalista monzese è morto a 38 anni. “Diversamente giornalista”, così si definiva, era affetto da distrofia muscolare di Duchenne, la “francesina”, come la chiamava lui che raccontava su diverse testate. Nelle ultime settimane ha lottato duramente conto una polmonite e non ce l’ha fatta. “Per chi mi ama: qualche giorno dopo aver annunciato le dimissioni dalla Cattoclinica, vengo assunto al San Gerardo di Monza con una polmonite! Ora so’ di nuovo tra le mura amiche, ma che mese de…”, aveva scritto sui suoi social.

Nicolò era così: non si abbatteva davanti alle difficoltà che la vita o le sue condizioni gli presentavano davanti e affrontava tutto con ironia e soprattutto tanta autoironia. Il suo è un messaggio forte da sbattere in faccia a tutti, “disabili” e “normodotati”. Un impegno costante nel raccontare e raccontarsi per far capire a tutti che i disabili non sono un mondo a parte, un mondo diverso, e che anche l’eccesso di zelo nei loro confronti da parte dei meglio intenzionati a volte diventa un insopportabile pietismo per chi lo vive.

Ha raccontato la disabilità sfatando tutte le convinzioni in un libro dal titolo “Diverso da chi? Storie a rotelle e ironie senza freni”. “Con uno stile di scrittura sui generis, racconto la disabilità nella sua normalità e mi metto a nudo (non è necessario emozionarsi ora) mostrando le difficoltà che quotidianamente una disabilità grave quanto la mia incontra, cogliendone gli aspetti ironici, poiché ironia e autoironia sono i pilastri di questo libro – ha raccontato in un’intervista al Riformista – L’obiettivo è avvicinare i normodotati ai disabili, non a caso parlo di sesso in alcuni capitoli. Da una parte perché è un tabù da abbattere, ma dall’altra mostro che gli interessi non differiscono gli uni dagli altri, e il sesso è l’argomento più chiacchierato. Per tranquillizzare tutte (e tutti) sappiate che lo possiamo fare, yes, we can!”.

Qualche mese fa durante una presentazione online di quel libro così prezioso, Nicolò era stato vittima di un attacco di “zoombombing”: l’evento era stato bruscamente interrotto da svastiche, bestemmie, insulti e scritte inneggianti a Hitler e al fascismo. “Dinanzi a questi fatti resto sconcertato, basito, perché è la stupidità a rendermi tale, la stupidità che tanto temo – aveva commentato lo spiacevole episodio – L’unico rimedio per redimersi è semplice: solo la lettura può salvarli, che è scoperta e conoscenza”.

Dai suoi social ha raccontato i mesi della pandemia vissuta da una persona “fragile” come lui, ma solo nel corpo, perché Nicolò era un guerriero. Sue tante battaglie per i diritti di tutti. “Se fossi uno scatolone avrei scritto sopra ‘fragile’…ora, sono o non sono, uno scatolone da vaccinare?”, aveva detto al Riformista quando il vaccino continuava a non arrivare a chi come lui era in serio pericolo di vita con il Covid. E in quei mesi per lui la vita non è stata semplice. “Al Covid basterebbe scorgermi da lontano e senza occhiali per far di me un necrologio! Quindi sì lo temo, ma lo tengo a distanza con l’unica arma a mia disposizione: l’isolamento, che neanche la 41bis…”. Aprì una riflessione sul tema di fondamentale importanza che tante testate ripresero in numerosi articoli.

Con la sua morte il Covid non c’entra nulla ma la sua malattia, “la francesina”, ha prevalso e se l’è portato via. “È straordinario l’amore che in queste ore sta travolgendo Nicolò e la sua Famiglia – si legge sui suoi profili social – Chiunque volesse salutarlo un’ultima volta potrà recarsi alla camera mortuaria in via Pergolesi 33 a Monza (Ospedale San Gerardo) mercoledì 4 agosto dalle 8.00 alle 17.00. Ci è stato spiegato che essendo risultato negativo al Covid non dovrebbero esserci grossi problemi. Non ci sarà un funerale ma con la famiglia stiamo cercando di organizzare una cerimonia laica, così come avrebbe voluto Nico”.

“In punto di morte niente prete ma due spogliarelliste”, aveva scritto nel suo libro Nicolò con la sua pungente ironia. Ora non c’è più ma ha lasciato il segno nei cuori di tanti che in queste ore stanno lasciando messaggi e ricordi sulla sua bacheca. Lascia a tutti un’eredità preziosa, una riflessione importante sulla disabilità, e non solo, che chi lo ha conosciuto non dimenticherà mai e ne farà tesoro. Ed è così che un grande come Nicolò non more mai davvero. Un’amica racconta: “Mi avevi confidato che in una vita futura avresti voluto fare il surfer. Com’è, adesso, tutto quel vento nei capelli?”. Ciao Nicolò.

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Giornalista professionista e videomaker, ha iniziato nel 2006 a scrivere su varie testate nazionali e locali occupandosi di cronaca, cultura e tecnologia. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Orgogliosamente napoletana, si occupa per lo più video e videoreportage. È autrice anche di documentari tra cui “Lo Sfizzicariello – storie di riscatto dal disagio mentale”, menzione speciale al Napoli Film Festival.