Associazione a delinquere, truffa aggravata ai danni dello Stato, turbata libertà di scelta del contraente e corruzione. Il bottino della Procura di Palermo per l’indagine sull’ammodernamento dell’aeroporto “Falcone e Borsellino” di Palermo, a marzo 2017, era ricco: quattro misure cautelari e in totale dieci indagati. Il risultato, a fine del processo di primo grado, un po’ più scarso. Anzi, vuoto: sette assoluzioni e due prescrizioni.

Accuse pesantissime che a marzo del 2017 travolgono il mondo siciliano degli appalti e in particolare l’aeroporto “Falcone Borsellino” del capoluogo.
A farne le spese Carmelo Scelta, ex direttore generale della Gesap (la società che gestisce l’aeroporto Falcone-Borsellino) e Giuseppe Liistro, responsabile unico del procedimento di numerosi appalti. Per loro, il Gip del capoluogo siciliano aveva disposto gli arresti domiciliari. Divieto di dimora per Giuseppe Giambanco, docente universitario di Ingegneria, e il divieto di esercitare presso uffici direttivi di società per l’imprenditore romano Stefano Flammini.
E ci sono voluti esattamente sette anni per mettere la parola fine, almeno in primo grado, e dimostrare che con le accuse formulate dalla procura palermitana i professionisti imputati non c’entrano niente.

Un tempo non da poco, considerato il diritto a un tempo ragionevole del processo.
Pochi giorni fa, il Tribunale di Palermo non ha lasciato spazio ad equivoci: il fatto non sussiste. Per nessuno. I giudici hanno anche riconosciuto la prescrizione per le posizioni degli imprenditori Alessandro Mauro e Carlo Vernetti, amministratore delegato e dirigente della società Quick No Problem Parking. I magistrati giudicanti, inoltre, hanno disposto il dissequestro dei beni e la loro restituzione. Nel 2017 infatti gli investigatori avevano dato notizia di sequestri preventivi per 4 milioni di euro. Secondo l’accusa, alcuni componenti del vecchio management della società che gestisce i servizi a terra del “Falcone e Borsellino” avrebbe assegnato incarichi e consulenze in maniera diretta trovando delle soluzioni per assegnare i progetti senza bandire una gara pubblica. Una tecnica che avrebbe permesso di dividere i progetti in altrettanti 117 microprogetti e assegnarli sempre alle stesse ditte per un totale di 11 milione di euro. Un teorema accusatorio iniziato già a vacillare quando il Tribunale Riesame aveva fatto cadere l’ipotesi di associazione a delinquere. E che fa eco con l’assoluzione incassata anche da Dario Colombo, ex amministratore delegato di Gesap, assolto da tutte le accuse, e che in passato aveva optato per il rito abbreviato.

“Siamo molto soddisfatti per la decisione che ha riconosciuto l’assoluta insussistenza dei fatti di reato contestati a scelta. Rimane tuttavia l’amarezza per le sofferenze subite e per essere stato ingiustamente indagato, arrestato e processato”, hanno commentato Giovanni Di Benedetto e Fabio Ferrara, gli avvocati di Carmelo Scelta. Che, insieme a Liistro, ha subito le conseguenze più gravi di un’indagine iniziata nel 2012, che nel 2017 ha portato alle misure cautelari e dopo sette anni, si conclude con un nulla di fatto: assoluzione per tutti.

Edoardo Corasaniti

Autore