Non sarà un Natale di pace per l’Ucraina. E nonostante i tentativi (o le speranze) di Donald Trump per raggiungere un accordo di pace prima della fine dell’anno, Vladimir Putin ha deciso di non dare ascolto né ai desideri del presidente degli Stati Uniti né alle attese della popolazione ucraina. Il leader russo ha gelato ogni speranza già negli scorsi giorni, ricordando che Mosca non avrebbe trattato alcun cessate il fuoco ma una pace definitiva. E dopo gli incontri di Miami, che lo stesso portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha in qualche modo ridotto di peso dicendo che non vi era stata alcuna svolta, a togliere ogni dubbio ci ha pensato il campo di battaglia. Anche ieri le forze russe hanno bombardato l’Ucraina lanciando contro il Paese invaso 600 droni e 30 missili. E il presidente Volodymyr Zelensky ha riportato un nuovo drammatico bilancio: tre morti, tra cui una bambina di quattro anni uccisa da un drone che ha colpito la casa in cui viveva nella regione di Zhytomyr.

Il sangue, dunque, continua a scorrere incessante, così come non si placa la pressione militare di Mosca. Ieri, dopo i raid della notte e delle prime ore della mattina, il ministro dell’Energia ad interim, Artem Nekrassov, aveva dichiarato quasi del tutto privi di elettricità gli oblast di Rivne, Ternopil e Khmelnytsk. Ma anche altre zone del Paese sono rimaste prive di corrente. Una scelta, quella delle forze russe, che ha il preciso scopo di fiaccare la popolazione e costringerla a vivere al freddo e al buio mentre l’inverno ormai ha preso il sopravvento. La vita di milioni di persone è completamente in balia dei blackout causati dai bombardamenti russi ma anche da un sistema infrastrutturale che non riesce a gestire le continue emergenze e il fabbisogno energetico. E il fatto che questa volta siano stati colpiti soprattutto gli oblast occidentali, quindi quelli più lontani dalla linea del fronte, conferma che la guerra di Putin non si concentra solo sul Donbass o sulle aree che considera “territori storici” della Russia. E ieri, Zelensky ha commentato i risultati del bombardamento ribadendo che le intenzioni dello “zar” appaiono ormai chiare.

“Un attacco prima di Natale, quando le persone vogliono stare con le loro famiglie, a casa, al sicuro. Un attacco, di fatto, nel mezzo dei negoziati in corso per porre fine a questa guerra. Putin non può accettare il fatto che dobbiamo smettere di uccidere”, ha affermato il presidente ucraino. E di certo, questo ultimo attacco non può far piacere nemmeno a Trump che, dopo l’ultimo round di colloqui a Miami gestito da Jared Kushner e Steve Witkoff, ha dovuto smorzare il suo proverbiale ottimismo. In conferenza stampa dalla Casa Bianca, The Donald ha chiarito che i colloqui tra Kyiv e Mosca “proseguono” ma ha di nuovo sottolineato che tra i due Paesi “c’è odio”. E questo certifica quella sensazione di stallo o di mancanza di progressi reali dopo gli incontri a Miami con delegati russi e ucraini. E per ora, tutto fa credere che Putin non abbia alcun vero interesse a fermare la pressione militare dando così l’immagine di potere ottenere sul campo ciò che non riuscirebbe a ottenere attraverso il negoziato.

Ieri, dopo che l’esercito russo ha annunciato di avere “liberato” i villaggi di Andreevka, nella regione di Dnipropetrovsk, e Prilipka, in quella di Kharkiv, le forze ucraine hanno ammesso di esseri ritirate da Siversk, nel Donetsk.Questa decisione è stata presa per salvare la vita dei soldati”, ha spiegato lo Stato maggiore di Kyiv. E Zelensky, che ieri ha parlato con la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, ha ricordato che in questo momento delle trattative “è essenziale garantire la giusta pressione sulla Russia per il bene della pace: una pressione congiunta da parte di tutti i partner”. Una pace che passa anche attraverso le garanzie di sicurezza che saranno fornite all’Ucraina. Zelensky, che ieri ha incontrato i suoi inviati in Florida (Rustem Umerov e Andrii Hnatov) ha detto che dal summit sono scaturite delle bozze di documenti. Ma finora, nessuno sa quando e come si arriverà al compromesso.