«Prendi pure una pausa in poltrona, la difesa della poesia ti ha stancato, le ambiziose ambiguità putiniane ti hanno offeso: non ci sono giustificazioni a guerre di confine nel nostro presente siccitoso». Questa è una delle strofe più evocative del poema scritto da Alessandro Agostinelli, poeta, saggista, giornalista, che si intitola “Baltico” (Italic peQuod), un “poema civile” contro la prepotenza dell’uomo, contro le mistificazioni culturali, contro l’aggressività politica e militare. Agostinelli lo ha scritto trovandosi proprio in quella zona del Nord Europa, buia e luminosa insieme, originale punto di osservazione delle guerre, a partire da quella mossa dalla Russia contro l’Ucraina fino a quella mediorientale: e viene proprio da pensare che il freddo Baltico accenda l’animo.

Scrive Wlodek Goldkorn nella postfazione: «Il nostro narratore si trova in Lettonia. Ma anche in Curlandia, oggi parte della Lettonia, un territorio che ha visto la presenza di cavalieri teutonici e dei polacchi, degli ebrei e dei lettoni, e anche dei russi e via elencando. A sud della Curlandia c’è Samogizia, oggi una regione della Lituania. Curlandia, Samogizia, sono – come tanti altri da quelle parti – nomi dimenticati e per lo più ignorati in quella parte dell’Europa che si crede la “vera Europa”: fra Roma e Parigi, Amsterdam e Aquisgrana. Una “vera Europa” come comfort zone, che ci permette di non pensare a quello che ci ostiniamo a chiamare “Est” e dove tutto sembra più complesso».

Ha detto l’autore che «la poesia non serve a nulla; finché non serve a qualcosa. E un giorno come questo ci si accorge che è come un presidio, e che aiuta almeno a cantare uno scaramantico disegno per il nostro futuro collettivo». Evidente paradosso: la poesia serve eccome, per esempio, come in quest’opera, a intrecciare i conflitti di oggi con quelli di ieri e a fornire una proiezione positiva, “scaramantica”, della storia con la forza del sogno. E dunque, «torneremo a cantare a Kabul, balleremo finalmente in Iran e non saranno multinazionali a invadere le strade della seta. Acqua che scivola in montagna, baci che soffiano alle piume, i ragazzi avranno i loro palloni, tireranno calci ai tiranni, frizzeranno gli occhi dal pianto ma sapremo cucinare un sorriso, sarà pieno di crema e libertà: la vita delle donne sarà sacra».