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I lobbisti inseguono i politici fino al bagno?

I lobbisti inseguono i politici fino al bagno?

Recentemente il deputato del Parlamento Europeo Mohammed Chahim si è lamentato della eccessiva pressione dei lobbisti, che non lo avrebbero lasciato in pace nemmeno in bagno. Sulla stessa posizione l’italiana Maria Angela Danzì che si è dichiarata addirittura “perseguitata”. Ma è vero che i lobbisti sono così insistenti, tanto da diventare molesti?

Il lobbying è la mia professione da quasi trent’anni e credo di non essere mai stata inopportuna e, soprattutto, di non aver mai superato i limiti della buona educazione. Non perché io sia una maestra di bon ton, ma semplicemente non ne ho mai avvertito il bisogno.

Mi sento di poter rassicurare i lettori, nonché gli aspiranti lobbisti: per fare questo lavoro non bisogna trasformarsi in stalker; non è necessario inseguire nessuno o appostarsi dietro una porta per fare un agguato non appena il politico di turno mette fuori il naso. Funziona esattamente come per tutti gli altri mestieri. Si scrive un’email, oppure si telefona a una segreteria, e si prende un banalissimo appuntamento. Poi si incontra il politico in sedi istituzionali, non al ristorante o al bar e tanto meno in bagno (luogo dove preferisco di gran lunga andare da sola). Tutto qui, niente di eclatante.

È vero però che l’accesso al decisore pubblico non è democratico, perché non è uguale per tutti. “I rapporti tra politica e impresa ovviamente esistono e sono fitti, ma sono affidati alle relazioni personali. Gli imprenditori più grandi e le associazioni di categoria più importanti non hanno alcun problema a varcare le soglie dei palazzi del potere, gli altri si affidano agli amici per raggiungere politici, amministratori e funzionari pubblici” spiega Michele Corradino nel suo libro “È normale… lo fanno tutti. Storie dal vivo di affaristi, corrotti e corruttori” (Chiarelettere). Insomma le grandi aziende o le gradi associazioni di rappresentanza non hanno problemi a far ascoltare la propria voce. Invece le realtà più piccole faticano e – alcune, ma non tutte – rischiano di finire nel pantano di una scorciatoia, che nella pratica si traduce nella ricerca del faccendiere che promette un contatto risolutivo. Poi si scopre però che quel contatto serve a poco oppure a niente. Quale può essere una soluzione per i piccoli? L’organizzazione. Organizzarsi in gruppi con interessi e obiettivi comuni per acquisire una maggiore forza e incisività nella rappresentanza. Solo così avremmo più lobby e, quindi, più democrazia per tutti.