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Investire sulla difesa vuol dire investire nella pace

Senatrice
Investire sulla difesa vuol dire investire nella pace

Peluche e giocattoli sparsi sul confine, in segno di benvenuto per i bambini ucraini in fuga dalla guerra. Valigie stracolme di una vita. Si fa fatica a trovare le parole per descrivere la disperazione che si prova a percorrere il confine con l’Ucraina. Ad esempio in Romania ed in Moldova, dove ci siamo recati pochi giorni fa con una delegazione di Italia Viva.

Conoscere da vicino l’esodo della popolazione ucraina convince ancora di più della necessità di agire subito per proteggerla. Ed è ciò che stiamo facendo, con le decisioni italiane ed europee di invio di materiale bellico e l’aumento delle risorse per gli armamenti. Si tratta di supportare il popolo ucraino nell’azione di resistenza che sta attuando. L’incremento delle spese militari diventa necessario per la promozione e il mantenimento della pace.

La guerra sta infatti rivelando come non siamo attrezzati in modo adeguato a fare fronte a una situazione di conflitto. Guardiamo che cosa sta accadendo in Ucraina, dove il Cremlino ha iniziato a fare ricorso ai missili ipersonici, sui quali la Russia investe da tempo generando parecchie preoccupazioni in Europa. Mosca ha deciso di alzare il livello dello scontro e di inviare un segnale di risolutezza contro Bruxelles e Washington. Non sappiamo se Putin arriverà a usare armi chimiche o, nella più drammatica delle ipotesi, quelle atomiche.

Ecco che diventa vitale predisporre tutte le misure indispensabili a non farsi cogliere impreparati. Per tutelare i nostri territori ed evitare che conflitti bellici arrivino anche qui. In definitiva, per scongiurare che l’incubo della guerra che pensavamo di aver relegato nei libri di storia possa realmente riguardare l’Unione Europea e l’Italia. Perché ciò che deve essere chiaro a chi, per inseguire pura demagogia, fa polemiche populiste sulle risorse per gli armamenti, è che in questa fase storica investire sulla difesa italiana, così come sulla costruzione di una unica difesa comune europea, vuol dire investire nella pace.

E, in attesa che il lavoro diplomatico porti a un cessate il fuoco, c’è un’intera popolazione che vive nei rifugi, è a corto di cibo e acqua. Questa popolazione ha bisogno, e ha diritto, di difendersi. Ed è questo diritto che garantiamo attraverso l’invio di materiale bellico. Gli ucraini sono sotto le bombe. E non basta la solidarietà a parole per salvarli. L’invio di materiale bellico serve a difendere il popolo ucraino. Siamo con le donne e i bambini che fuggono. Siamo con gli uomini e con tutti coloro che sono rimasti a combattere. E, proprio perché vogliamo promuovere la pace in maniera concreta, prendiamo determinate decisioni. Così che gli ucraini possano finalmente tornare nella loro terra.

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