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La letteratura secondo Papa Francesco: un volo fra le storie che eleva l’animo

Giornalista e Docente
La letteratura secondo Papa Francesco: un volo fra le storie che eleva l’animo

Nel cuore di un’estate segnata da chiacchiere inutili e banalità assolute che raschiano il fondo dell’effimero, giunge come un bagliore notturno la straordinaria lettera di Papa Francesco sul valore della letteratura per la formazione di ogni cristiano. Sin dalle prime parole, il pontefice ci coinvolge in un cambio di prospettiva, quasi come se, rileggendo un’ultima volta il testo prima del placet finale, avesse deciso  di estendere la sua riflessione a un pubblico più ampio. Del resto, la letteratura per sua natura spalanca l’orizzonte, abbattendo barriere e aprendo infinite possibilità all’immaginazione. Leggendo la lettera tutta d’un fiato, mi è venuto in mente un verso di un inno giovanneo (Ap 5,9), riscritto per esaltare il potere unico delle storie racchiuse nei libri. Nel senso che noi uomini e donne di tutte le latitudini siamo  degni di prendere i libri e aprirne i sigilli poiché la letteratura, sia essa prosa o poesia, ci dischiude nuovi spazi interiori, aiutandoci a sfuggire alle poche idee ossessive che possono intrappolarci in modo inesorabile.

Da insegnante, posso testimoniare la rilevanza culturale di questo appello a riscoprire la narrazione letteraria. L’avvento degli schermi e del cosiddetto scrolling infinito – l’uso compulsivo di guardare video dallo smartphone – ha ridotto sempre più l’attività della lettura tradizionale, sia su carta che su e-book, soprattutto tra i giovani. Questo può portare a una perdita di senso del tempo, trasformando un passatempo momentaneo in una necessità la cui mancanza provoca malessere e dipendenza. Ben diverso è l’approccio alla letteratura e a una storia completa. Le pagine di un romanzo o di un racconto, anche breve, invitano il lettore a immergersi completamente nelle vicende narrate. Nella lettura di un libro, come scrive Papa Francesco, il lettore in qualche modo riscrive l’opera, la amplia con la sua immaginazione, crea un mondo, utilizzando le sue capacità, la sua memoria, i suoi sogni, la sua stessa storia ricca di drammi e simbolismi.

Quello che Gregorio Magno afferma riguardo alla lettura biblica può essere esteso, con le dovute proporzioni, alla letteratura che “crescit cum legente” (cresce con chi legge): ogni storia o verso poetico chiede, infatti,  di essere terminato, integrato o modificato dal lettore. «Si scrive solo una metà del libro», diceva Joseph Conrad, «dell’altra metà si deve occupare il lettore» e solo la letteratura possiede questo potere di riscriversi infinite volte dentro di noi. La letteratura è un tesoro di sensi, una miniera di significati che si offre alle nostre capacità interpretative e ci invita a riflettere sui grandi e piccoli perché dell’esistenza, inducendoci a interrogativi sui sentimenti, sugli abissi di bene e di male di cui siamo capaci, su altri mondi possibili o su quanto dobbiamo fare per conservare e tutelare il nostro mondo abitato.

La letteratura è – in definitiva – un esercizio di uscita dal tempo presente per entrare nel presente di un tempo altro, una vera e propria con-templazione  (una dimensione fra “tempi”) che ci attrae nel proprio orizzonte di meraviglia e stupore. Sia essa fantasy o mistery, apocalittica o storica, sentimentale o sociale oppure in versi  la letteratura è dunque  quel volo contrario verso l’alto contro la zavorra dello sguardo basso sullo smartphone che scrollando pensa di offrirti stories ma ti lascia con un pugno di mosche. 

Papa Francesco va ringraziato per questi pensieri così illuminanti.