Una riflessione di fine anno che faccio da imprenditore ma riguarda tutti.
Per le imprese, ma più in generale per l’economia, due variabili sono determinati nelle scelte strategiche:
1) l’informazione
2) le aspettative
Senza voler scomodare le diverse teorie economiche relative alle aspettative “adattive”, o “razionali”, possiamo più semplicemente affermare che l’aspettativa basata sullo studio della realtà interna ed esterna all’azienda, unitamente alla disponibilità delle informazioni utili, determina una specifica scelta imprenditoriale (investire, disinvestire, innovare il prodotto, innovare il processo, ecc. ecc.).
Quando vengono a mancare le informazioni corrette e le aspettative sono difficilmente attualizzabili con elementi oggettivi, allora si determina lo stato di “incertezza” nelle scelte aziendali.
Ora vi starete domandando “che c’azzecca” (per citare un mio famoso conterraneo…).
In realtà c’azzecca eccome: dal mese di ottobre stiamo vivendo una situazione di totale incertezza: “questa settimana siamo zona rossa, arancione o gialla?”; “Quindi attività chiuse o aperte?”
La cronologia corretta è stata: “soffriamo oggi per aprire a Natale” (Presidente del Consiglio); “a Natale alleggeriremo le restrizioni” (Ministro degli Esteri); “c’è bisogno di ulteriori misure restrittive” (Ministro della Salute); “tutto chiuso dal 24 al 27 e dal 31 al 6” (Governo); “negli altri giorni riaprono i negozi ma rimangono chiusi bar e ristoranti”(Governo).
La sequela dei messaggi contraddittori si è prolungata fino al 18 dicembre, dunque nel pieno del periodo in cui le aziende fatturano tra il 20 ed il 40% del totale annuo, a seconda dei settori di riferimento.
Senza addentrarmi in giudizi politici, credo di poter affermare che tutto quanto sopra descritto ha impedito, nel migliore dei casi – si fa per dire – di prendere decisioni; nel peggiore dei casi (vedi, tra tutti, la ristorazione) si è proceduto ad effettuare investimenti sulla base di informazioni contraddittorie, che hanno determinato aspettative sbagliate, derivanti dall’incertezza totale di chi aveva il pallino delle informazioni in mano.
Conclusione: occorrerebbe meditare bene prima di cedere alla tentazione dell’esternazione, notizia, tweet, post ad effetto proveniente da chi ha un ruolo chiave nella direzione del Paese; il contenuto del messaggio determina le scelte imprenditoriali a breve che, a loro volta, determinano il mantenimento o la perdita dei posti di lavoro e, più in generale, la crescita o la perdita di ricchezza del Paese.
Un certo iper-protagonismo mediatico mal si concilia con le esigenze dell’economia reale.
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