Le opposizioni sono unite nel lanciare un referendum sull’autonomia. La proposta è partita dal segretario della Cgil Maurizio Landini, poi accolta da Elly Schlein, Nicola Fratoianni, Angelo Bonelli ma anche da Riccardo Magi e Maria Elena Boschi. Tutti insieme, quindi i partiti delle opposizioni. Tutti tranne Azione di Carlo Calenda. È lo stesso ex ministro a spiegare il perché della scelta di non aderire all’iniziativa di quello che definisce il “Fronte popolare in versione italiana da Renzi a Landini”.

Calenda contro il referendum su autonomia

Calenda, con un lungo post su X, ha espresso la sua posizione: “Il referendum sull’autonomia lanciato da Landini e entusiasticamente rilanciato da tutte le forze di opposizione tranne Azione è sbagliato per ragioni pragmatiche. Per raggiungere il quorum dovremmo portare a votare tredici milioni circa di italiani in più rispetto a quelli che hanno votato alle europee i partiti che lo propongono. Di fatto hanno scelto il campo più vantaggioso per la destra per combattere questa battaglia”. “I voti di destra – continua il leader di Azione – si salderanno con l’astensione. E se, come gli stessi promotori giudicano probabile, il quorum non verrà raggiunto Meloni potrà legittimamente sostenere che tutte le forze sindacali e politiche di opposizione unite, sono minoranza nel paese. Quando la politica diventa una rincorsa a chi la spara più grossa rischia davvero di finire male”.

Calenda si smarca dal ‘Fronte popolare’ italiano da Renzi a Landini

“Quando il referendum ci sarà voteremo per l’abolizione dell’autonomia, ma riteniamo lo strumento sbagliato”, ha comunque sottolineato Calenda. Poi l’affondo finale: “Ultima considerazione: forse varrebbe la pena domandarsi quali sono i problemi del Sud (che ne ha tantissimi) indipendentemente dall’autonomia. E qui emerge il limite del Fronte Popolare in versione italiana da Renzi a Landini: non produce mai una proposta, perché non è d’accordo su nulla”.

Redazione

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