Tra pochi giorni tornerà in vasca ai Mondiali di nuoto di Singapore dove l’obiettivo è categorico (“o vinco o vinco”). Reduce da una prima parte di stagione in Australia, dove era andato per ritrovare “leggerezza”, Thomas Ceccon si racconta in una intensa intervista rilasciata ad Emanuela Audisio su Repubblica. Il 24enne veneto, nato a Thiene (Vicenza), oggi vive da solo a Verona e vuole incastrarsi, ovvero “tornare a casa e trovare una persona che mi aspetti. Una compagna, insomma, con cui condividere e convivere”.

Dopo aver vinto una medaglia d’oro, una d’argento e due di bronzo alle Olimpiadi di Parigi e Tokyo, Ceccon è oggi uno degli atleti italiani più carismatici, senza peli sulla lingua, pronto sempre a dire come la pensa anche se a farne le spese è la Federica Pellegrini di turno. Dopo l’affondo a La Divina, in quest’ultima intervista Thomas usa bastone e carota con Jannik Sinner e il ricco mondo del tennis dove “chi vince Wimbledon guadagna 3 milioni e mezzo di euro, meritatissimi, per carità, ma non c’è confronto con una gara di nuoto dove se ti va bene prendi 15mila dollari. E dove magari ti confondono con un altro. Siamo squali, ma restiamo pesci piccoli”.

Ceccon e l’amore: “Oggi vorrei incastrarmi”

Un ragazzo vero Ceccon, introverso (anche se l’Australia ha imparato “ad aprirmi con le persone”), che si è dedicato anima e corpo al nuoto dopo una grande delusione d’amore a 18 anni. Celebre lo scatto alle Olimpiadi di Parigi dello scorso anno dove, complice il caldo e l’aria condizionata assente nel villaggio olimpico, decise di dormire disteso con un asciugamano sull’erba, sdraiato dietro una panchina. Uno scatto che fece il giro del mondo, con Ceccon che venne ribattezzato “il bello addormentato”. “La principessa a svegliarmi con il bacio non c’era, sono ancora single” sottolinea, rivelando poi un suo desiderio: “Vorrei incastrarmi. Tornare a casa e trovare una persona che mi aspetti. Una compagna, insomma, con cui condividere e convivere. Non ho fretta, capisco che con i miei orari da nuotatore sia difficile, a meno che non sia una collega, come è già successo. Fare l’atleta e il fidanzato è dura, hai ritmi di vita anomali che non puoi imporre e forse anche diversi orizzonti”.

I weekend della gioventù sul divano

D’altronde la sua vita è stata sin da 3 anni il nuoto e… il divano: “Mi hanno buttato in acqua a tre anni e lì sono rimasto. Mai fatto niente oltre al nuoto. I weekend della mia gioventù li ho passati sul divano a riposarmi. Avrei potuto uscire, nessuno me lo impediva, ma sul divano stavo bene, nessuna vergogna. Non sono uno sdraiato, ho fatto sacrifici, non solo io, anche i miei” racconta Ceccon.

L’amore, il tradimento scoperto sui social e delusione e rabbia affogate nel nuoto. “Vengo da una prima esperienza sentimentale non felice, è passata, ma mi ha fatto male e sono dovuto ricorrere a un aiuto psicologico – racconta il campione olimpico – È stata una buona scelta e lo dico con molta serenità anche se spesso gli uomini preferiscono tenerlo nascosto perché hanno paura di mostrarsi deboli o fragili. E poi mi sono sfogato con il nuoto, quella delusione è stata carburante per la mia vendetta”.

I mesi in Australia tra “tonno in scatola” e allenamenti infiniti

Una vendetta consumata a suon di medaglie. Poi dopo l’oro olimpico la fuga in Australia dove “avevo bisogno di fuggire” e dove “per la prima volta sono andato via da solo, alloggiavo presso una signora e mi cucinavo. Nulla di speciale, molte proteine e tanto tonno in scatola” ma “spesso ho anche ordinato fuori le cene, perché ero stremato dalla fatica”. Fatica grazie a Dean Boxall, “un allenatore molto famoso”. Gli allenamenti, “eravamo circa 18 persone”, iniziavano prima dell’alba. “Sveglia alle 5.30, niente riposo pomeridiano, io alla siesta ero abituato, palestra tre volte a settimana, molti chilometri in acqua. Ero stanchissimo, soprattutto all’inizio, alla sera crollavo, alle 22 a nanna. Proprio io che sono insonne, che vado a letto alle sei di mattina, che litigavo con la notte. Lì invece cadevo fulminato. L’Australia mi ha aiutato a svuotarmi la testa, è un’esperienza che consiglio”.

E’ bastata una semplice quanto formale domanda (“come stai?”) per “interessarmi un po’ agli altri, al significato delle cose, a guardarmi attorno” perché “la cultura anglosassone è così, forse formale e superficiale, ma da noi è troppo l’opposto, nessuno ti saluta o ti ringrazia, ognuno per la sua strada, tutto è dato per scontato In Italia l’aria è cupa e pesante, capisco chi a 18 anni fugge via in cerca di spensieratezza”. In Australia per un periodo Ceccon si è allenato anche con il campione francese Léon Marchand (quattro ori a Parigi).

Ceccon su Sinner: “Nuoto ha diversa visibilità, restiamo pesci piccoli”

Testimonial di noti marchi come Emporio Armani e Arena, Ceccon in poche frasi sintetizza l’abisso che esiste tra il nuoto e tennis: “L’esperienza da testimonial mi piace, è divertente. Un po’ di narcisismo non guasta. I set fotografici sono interessanti, chi ti trucca e ti aggiusta anche. Ognuno ha la sua arte. È bello avere qualcuno che ti cura, che ti guarda con altri occhi e ti migliora. Aiuta a uscire dall’acqua, anche perché noi in piscina non siamo molto riconoscibili. Non siamo Sinner, i nostri sport hanno una diversa visibilità. Pochi minuti e via”.

Parole che, tiene a precisare, non sono segno di invidia perché “sono diventato un grande fan di Sinner anche perché ogni suo incontro è ben segnalato. Il tennis è uno sport seguitissimo, dagli sponsor e dalla tv. È quasi a ciclo continuo, resta per ore e per giorni sul piccolo schermo. Perdi un match? Puoi rifarti la settimana dopo. Chi vince Wimbledon guadagna 3 milioni e mezzo di euro, meritatissimi, per carità, ma non c’è confronto con una gara di nuoto dove se ti va bene prendi 15mila dollari. E dove magari ti confondono con un altro. Siamo squali, ma restiamo pesci piccoli”.

 

 

Redazione

Autore