La pace tra Russia e Ucraina è ancora lontana. I droni e i missili di Mosca continuano a piovere in tutto il Paese invaso, al punto che il presidente Volodymyr Zelensky ieri ha ammesso che dopo gli ultimi raid sono rimaste al buio più di centomila famiglie, mentre sono stati registrati almeno due morti e diversi feriti.

La Difesa russa ha rivendicato la conquista della località di Pervoye Maya, nel Donetsk. E dal Cremlino, in particolare dal portavoce Dmitry Peskov, sono arrivati ancora freni al possibile incontro tra Zelensky e il presidente russo Vladimir Putin. La situazione sul campo appare chiara. Ma è a livello diplomatico che la partita sembra farsi complessa. Questa settimana, l’inviato del presidente Usa Donald Trump, Steve Witkoff, incontrerà alcuni alti funzionari ucraini a Washington con l’obiettivo di trovare una quadra per le future garanzie di sicurezza. Secondo Bloomberg, Witkoff si riunirà con il capo di gabinetto di Zelensky, Andriy Yermak, e con il segretario del Consiglio per la sicurezza e la difesa nazionale, Rustem Umerov. Ma mentre Zelensky chiede agli alleati di accelerare sul sostegno militare a Kyiv anche nel dopoguerra, le trattative non sembrano così rapide.

Gli Stati Uniti stanno già delineando quale potrebbe essere il loro piano d’azione. Trump ha più volte ribadito che non ci saranno soldati americani sul suolo ucraino e che Washington “non spenderà un dollaro” per le forniture a Kyiv (cosa che implica una spesa distribuita tra i partner europei della Nato). E per il Financial Times, sembra ormai certo che il contributo Usa alle garanzie di sicurezza per l’Ucraina sarà limitato alla fornitura di capacità di intelligence, sorveglianza e difesa aerea. Secondo le fonti del quotidiano britannico, dalla Casa Bianca sarebbe arrivato l’ordine di ridurre l’apporto di Washington al solo “coordinamento” e alla “assistenza”. Come aveva già detto lo stesso The Donald, il ruolo americano potrebbe ridursi in realtà solo alla “copertura aerea”, con voli di ricognizione e monitoraggio. E tutto fa credere che l’obiettivo del tycoon sia quello di scaricare sui Paesi del Vecchio Continente la responsabilità e il peso economico dell’eventuale “cintura di sicurezza” per l’Ucraina.

Una scelta di campo precisa, quella di Trump, che però deve anche fare i conti con una realtà sul campo che potrebbe rivelarsi molto complessa non solo dal punto di vista strategico, ma anche diplomatico. Mosca ha già chiarito di “considerare negativamente” qualsiasi ipotesi di presenza di truppe europee in Ucraina. “Non c’è un esercito europeo, ci sono solo eserciti di Paesi specifici, che sono per lo più membri della Nato”, ha ricordato Peskov. E proprio per questo, spiega sempre il Financial Times, il ruolo dei “volenterosi” europei diventa estremamente critico. Francia e Regno Unito si sono da tempo ritagliati uno spazio di leadership all’interno della coalizione. Ma per evitare pericolosi incidenti con la Russia e il rischio, non troppo remoto, di dovere immaginare l’applicazione dell’articolo 5 Nato, le discussioni al momento sembrano vertere su un’Ucraina suddivisa in aree con diverse responsabilità. Quella demilitarizzata, a ridosso della linea del fronte congelato, vedrebbe il coinvolgimento di Paesi terzi, che però non sono mai stati citati in maniera esplicita. Le forze europee invece sarebbero in profondità, nelle città e nelle basi lontane dalla prima linea, dove avrebbero compiti per lo più di addestramento e di deterrenza insieme al supporto statunitense.