Un esercizio di democrazia, una bella lezione di politica con la P maiuscola. Il Congresso di Italia Viva che si è celebrato domenica 15 offre una fotografia animata, a colori e in movimento dell’organizzazione guidata da Matteo Renzi. L’ex premier, che aveva voluto la nascita del soggetto riformista nel settembre 2019, è stato votato come Presidente nazionale da una larga partecipazione: quasi 15mila gli iscritti che sono andati a votare, dimostrando ciascuno con il proprio piccolo impegno la volontà e l’energia in campo.

Oltre al Presidente nazionale sono stati eletti i coordinatori regionali, provinciali e cittadini, ma anche quelli delle circoscrizioni estere: prende corpo quella strutturazione, articolata sul territorio, che è nella constituency di un soggetto che si vuole civico e territoriale per definizione. E che non fa mistero di riconoscersi nella leadership di Renzi, aprendo al contempo alla contendibilità plurale delle posizioni tutte le candidature dal basso.

Lo sottolinea Raffaella Paita, coordinatrice nazionale: “La nostra è una straordinaria comunità che cresce, giorno dopo giorno, e si struttura in modo capillare nei territori. I territori, sì. Perché per noi fare politica è anzitutto rispondere alle esigenze concrete che riguardano la vita dei territori e la vita quotidiana delle persone. Questi siamo noi. Da oggi ancora più uniti dopo questo positivo esercizio di democrazia interna”. Quindicimila persone non sono poche, per una delle comunità militanti più giovani del panorama italiano. Iscritti che danno vita a vivaci dibattiti online, su tutte le piattaforme social, ma che vogliono anche vedersi e contarsi di persona, tornando a quell’esercizio di democrazia che non si esaurisce in una giornata – seppur particolarmente importante – ma che si dipana in circoli che vengono aperti, comitati locali che crescono e si rinnovano.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E in tutta Italia, dalla Val d’Aosta a Trapani, la carica dei quindicimila attivisti di IV ha mostrato di esserci e di voler dare forza a un progetto riformista unico nel suo genere, capace di reinventare un centro opposto ai due populismi di destra e di sinistra. Tutte le candidature sono state precedute da dibattiti e incontri pubblici, città per città. E anche laddove si è verificata la sola presentazione di una candidatura unitaria, va sottolineato come le regole abbiano offerto a chiunque di concorrere: bastava raccogliere il 5% di firme tra gli iscritti per candidarsi agli incarichi dirigenti. A vincere i congressi regionali ed essere eletti coordinatori sono stati: per la Valle D’Aosta, Neper Barzan, in Molise Angelo Santoro, in Basilicata Fausto De Maria, in Piemonte Silvia Fregolent, in Liguria Eugenio Musso, in Emilia Romagna Stefano Mazzetti, in Lombardia Roberto Cociancich, in Veneto Davide Bendinelli, in Toscana Nicola Danti, nelle Marche Fabiola Caprari, in Umbria Stefano Gnagnarini, in Campania Catello Vitiello, in Sicilia Davide Faraone, in Sardegna Claudia Medda, in Puglia Stefano Stellato, in Abruzzo Camillo D’Alessandro, nel Lazio il coordinatore viterbese Felice Casini. In Calabria qualche ritardo per un errore materiale sul solo voto on line per la presidenza provinciale di Cosenza, ma in regione vince Nunzia Paese. L’affluenza on line è stata di 5450 voti su 6761 preregistrati, pari a più dell’80%.

Per quanto riguarda l’affluenza ai seggi fisici il dato nazionale è di 9231 voti. Matteo Renzi è soddisfatto: “Al giorno d’oggi sono poche le comunità politiche capaci di uno sforzo organizzativo e politico come quello che abbiamo fatto in questi giorni. Siamo tra i pochi partiti politici che hanno una struttura per raccogliere le firme (se saranno necessarie, come possibile) e stare sul territorio: io sono fiero e orgoglioso di essere uno di voi. E grazie a chi ha voluto darmi fiducia, ancora una volta”.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.