Corsa contro il tempo
Consiglio europeo a geometria variabile, Meloni ago della bilancia sugli asset russi
Bruxelles deve trovare subito una soluzione per non far crollare la difesa ucraina, Von der Leyen in pressing. Leader in ordine sparso: Italia cruciale per dimostrare a Trump che l’Ue c’è
Più che un Consiglio è un Conclave. Il monito di António Costa e Ursula von der Leyen, per cui i Capi di Stato e di governo non lasceranno Bruxelles finché non sarà raggiunto un accordo su come finanziare l’Ucraina, ricorda un po’ le pratiche spicce che, nel Medioevo, il popolo romano infliggeva ai cardinali quando tardavano a eleggere il nuovo Papa. «Ho presentato due opzioni – ha detto von der Leyen – l’uso del bilancio europeo e il prestito di riparazione». L’Europa ha fretta di chiudere per due motivi. L’Ucraina deve far fronte a un buco di bilancio da 55 miliardi di euro. Senza fondi, le sue difese rischiano di crollare già in primavera.
C’è poi Trump, che fa da convitato di pietra. I leader europei sanno che, in realtà, il presidente Usa non vede l’ora di chiudere i rubinetti a Zelensky e così finirla con un conflitto a suo giudizio causato da Biden. L’Europa deve intervenire il prima possibile e dimostrare che la sua buona volontà non è solo aria fritta. Il premier estone, Kristen Michal, è stato chiaro: «Ci sono due buone ragioni per utilizzare gli asset russi congelati. L’aggressore deve pagare per il danno fatto. Non i contribuenti europei. E la seconda è che l’Ucraina ha bisogno della consapevolezza che l’Europa è all’altezza del compito». Bruxelles deve dimostrare che fa sul serio. Il fatto è che l’Europa per agire dev’essere unita. E così non è. Già settimane fa, è stato il Belgio a far saltare le marcature. Con le sue richieste di garanzie condivise qualora ci fossero ritorsioni russe. Ieri il premier Bart De Wever l’ha detto chiaramente: «Non ho visto un testo che possa convincermi a dare l’ok».
Precauzione comprensibile, visto che – stando al Guardian – Bruxelles brulica di agenti del Gru e lobbisti al soldo del Cremlino che premono perché quegli asset restino inviolati nei forzieri di Euroclear. Fitch avrebbe perfino avvertito di un eventuale downgrade proprio dell’istituto di credito belga in quanto l’uso degli asset potrebbe creare un disallineamento delle scadenze nel bilancio societario, qualora le passività della Banca centrale russa dovessero diventare esigibili. Attenzione però, perché De Wever è consapevole degli ostacoli che sta mettendo davanti a tutta l’Ue. «Più sei vicino alla Russia e più ti ricordi dei danni fatti dal comunismo», ha detto accogliendo così le posizioni di chi è apertamente a favore dell’utilizzo degli asset.
Il riferimento era a Polonia, Paesi Baltici, quelli del Nord e Germania. A questo blocco anti-Putin vanno aggiunte naturalmente Olanda, Spagna e Grecia. Sulla carta lo sarebbero anche Lussemburgo e Francia. Il fatto però di detenere fondi russi nelle proprie banche porta entrambi a una maggiore cautela. Non a caso, Macron ieri non si è sbilanciato su quale tra le «diverse opzioni sul tavolo» sia la migliore. L’Eliseo conferma l’appoggio a Zelensky, ma aspetta di vedere da che parte giri il vento prima di esporsi. Incerti come Parigi, ma ben più schietti, sono Austria, Bulgaria, Malta e soprattutto l’Italia. Vicina com’è all’uscita dalla procedura d’infrazione, a Roma non andrebbe bene neanche la carta del debito comune Ue. È vero, l’impatto sui bilanci nazionali è indiretto e non sarebbe immediatamente contabilizzato come debito pubblico. Tuttavia, per un governo che sta diventando frugale, un nuovo impegno finanziario vorrebbe dire tornare a mettere mano ai conti pubblici. Stavolta non per colpa nostra.
Per il Financial Times, Giorgia Meloni è l’ago della bilancia di questo Consiglio. Non solo in tema di Ucraina, ma anche per Pac e Mercosur. Il quotidiano inglese osserva che Roma non vuole fare uno sgarbo a Trump e teme ritorsioni da Mosca per le imprese italiane. In realtà, è da quel dì che il Made in Italy si lamenta dei rapporti chiusi con il mercato russo. Anche per questo, Confindustria è favorevole all’accordo di libero scambio con l’America Latina. Meloni “deve comportarsi da europea”, scrive l’Ft da Londra. Che Europa non è, va ricordato sempre. Ma è proprio concedendo il suo placet agli asset che darebbe a Washington la conferma che l’Ue esiste e a trazione italiana.
La fiducia è tanta, quindi. L’ha espressa Zelensky e perfino Lagarde. «Sono convinta che i leader Ue troveranno una soluzione, perché è troppo importante». Fino a poco più di due settimane fa, la Bce ricordava i vincoli di diritto internazionale e i potenziali rischi di una decisione che, in ogni caso, resterà nella storia d’Europa. Del resto, di fronte alle minacce della Banca centrale russa di voler recuperare in blocco i fondi perduti – dopo aver già avviato una causa di risarcimento danni contro Euroclear, presso la Corte Arbitrale di Mosca – Francoforte si è sentita in dovere di appoggiare la seconda gamba dell’Unione europea. Quella politica. Che zoppica e non decide.
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