La "caccia all'uomo"
“Cordone sanitario intorno a Renzi”, ma nessuno protesta contro le parole di Nello Rossi
Ma davvero, sul piano della concezione dello Stato, vi è grande differenza tra Partito Democratico e Lega o tra Liberi e Uguali e Fratelli d’Italia? Vi sono circostanze nelle quali si riesce a misurare quanto la convenienza del momento prevalga sui valori e quindi, in definitiva, quanto tali valori pesino realmente. Quanto, ad esempio, il tema dell’antifascismo corrisponda ad un sentimento profondo o sia una mera imbellettatura elettorale.
Sulla rivista di Magistratura Democratica, Questione Giustizia, è apparso un articolo di Nello Rossi, oggi in pensione ma storico leader di quella corrente, nel quale si afferma, con riguardo all’ormai noto incontro di Matteo Renzi con il principe saudita Muhammad bin Salman, ritenuto responsabile dell’assassinio del giornalista Khashoggi: «Se l’Italia vuole conservare un accettabile grado di credibilità nel contesto internazionale, deve stringere un cordone sanitario intorno a sortite come quella “araba” di Matteo Renzi, ricordandogli che essere stato presidente del Consiglio comporta oneri anche quando si è cessati dalla carica e che essere parlamentari di una Repubblica democratica non è compatibile – eticamente e politicamente – con l’adulazione dei despoti». Renzi, intervistato da Il Giornale ha così replicato: «L’uso dell’espressione cordone sanitario nei confronti di una persona che ha un ruolo nelle istituzioni parlamentari, che ricopre una carica importante in un partito della maggioranza di governo e che in passato è stato anche presidente del Consiglio, lo trovo a dir poco allucinante». Ha, quindi, giustificato la sua condotta affermando che i rapporti con l’Arabia Saudita sono necessari, essendo questo Stato un argine contro il fondamentalismo islamico.
Nessun partito politico ha preso posizione su questa vicenda. La quale presenta due aspetti totalmente diversi. Il primo attiene alla opportunità della condotta di Renzi ed è questione squisitamente politica. Ciascuno potrà valutare se si è trattato davvero di un episodio di realpolitik o di bassa cucina. Il secondo, ed è quello che interessa in questa sede, riguarda la valutazione della circostanza che l’organo ufficiale di una delle correnti della magistratura, per bocca di uno dei suoi leader più autorevoli, si pronunci su questo aspetto, sino ad evocare addirittura la necessità di stringere un “cordone sanitario”. Diventa inevitabile, di fronte ad una presa di posizione di questo genere, chiedersi se la logica, che corrisponde ad essa, non sia quella più volte richiamata nell’ormai famoso libro intervista di Sallusti/Palamara, in cui si dà conto della caccia all’uomo nero, che nell’ambito giudiziario è organizzato da parte di alcuni magistrati nei confronti degli avversari politici.
Sta di fatto che, nel momento in cui il leader autorevole di una corrente della magistratura esprime, nell’organo ufficiale di tale corrente, un giudizio così duro sulla condotta di un esponente politico, diventa difficile sottrarsi alla suggestione che possa suonare come un vero e proprio anatema, idoneo a scatenare la “caccia all’uomo”. Del resto, se si guarda alla vicenda del processo a Salvini per la questione dei migranti, l’iniziativa penale nei suoi confronti fu preceduta da prese di posizioni durissime contro l’uomo politico da una parte della magistratura, la cosiddetta sinistra giudiziaria. Ebbene, la politica è restata, come si è detto, in silenzio. Nulla ha detto il Partito Democratico, ormai avvezzo da circa trenta anni ad andare a rimorchio delle iniziative giudiziarie, nascondendo così il deserto di idee in cui è precipitato. Nulla ha detto Liberi e Uguali. Ma nulla hanno detto neanche la Lega e Fratelli d’Italia. Evidentemente, il meschino calcolo politico sulla convenienza che Renzi, e perciò un avversario, possa essere bersaglio ha prevalso sui valori e sui convincimenti. Che, quindi, sono meno solidi e profondi di quanto si afferma.
Ma a questo punto occorre porsi una domanda: sarebbe stato necessario prendere posizione? L’importanza della questione deriva direttamente dal potere sostanzialmente illimitato che ha la magistratura oggi in Italia. Tale da prevalere nettamente, ed è fenomeno ormai in corso da molti decenni, su ogni altro potere previsto dalla Costituzione repubblicana, non solo sul piano del potere, ma anche su quello della capacità di indirizzo dell’opinione pubblica.
Ecco, allora, che nel momento in cui il giudizio politico è espressione di quello che è il potere che soverchia tutti gli altri, il limite tra giudizio e manifestazione di volontà diventa estremamente labile e, anche al di là delle migliori intenzioni, rischia di incentivare una caccia all’uomo, che nulla ha a che fare con il pluralismo democratico. Del resto, anche se va escluso un collegamento con le frasi qui considerate, è un fatto che al giudizio negativo su Renzi di alcuni orientamenti politici, abbia fatto seguito l’invio di una busta con due pallottole.
Il rischio è quello di tracimare in un organicismo, che rifiuta la dialettica, in nome di una visione della società e di un’etica “salvatrici”. È per questo motivo che partiti animati da un sentire autenticamente democratico avrebbero dovuto, all’unisono, far sentire la propria voce. Per censurare una libera manifestazione del pensiero? No. Per censurare una presa di posizione, che, per la ufficialità e la rilevanza anche istituzionale della sede in cui è espressa, rischia di costituire un attentato alla libertà che, nell’ambito della legittimità, va garantita alle scelte ed agli atti degli esponenti delle forze politiche.
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