Attacco al principe saudita
La fidanzata di Khashoggi all’attacco del principe saudita: “Mohammed Bin Salman va punito immediatamente”
Il principe ereditario saudita Mohammed Bin Salman “deve essere punito senza indugio” perché non ha più “nessuna legittimità politica”. L’attacco arriva da Hatice Cengiz, fidanzata del giornalista saudita Jamal Khashoggi, a pochi giorni dalla pubblicazione di un report della Cia che ha riconosciuto in Bin Salman il responsabile dell’uccisione del reporter nell’ottobre del 2018 nel consolato dell’Arabia Saudita ad Istanbul.
Hatice ha scritto un comunicato, pubblicato anche sui social, in cui ritiene “essenziale che il principe ereditario, che ha ordinato il brutale omicidio di una persona innocente, sia punito immediatamente”. La donna, 39 anni, di origini turche, chiede a gran voce che dopo aver desecretato i documenti, gli Stati Uniti intervengano contro l’erede alla Corona in Medio Oriente, considerato però dagli Usa come un fondamentale alleato nel contrasto all’Iran.
La sua è una richiesta che “non solo porterebbe la giustizia che stiamo cercando per Jamal ma impedirebbe anche ad azioni simili di ripetersi in futuro”. Per Hatice, se il principe non sarà punito, “si manderà per sempre il segnale che il maggior colpevole di un assassinio può cavarsela, il che ci metterebbe tutti in pericolo e sarebbe una macchia sulla nostra umanità”.
Il 2 ottobre del 2018 Hatice Cengiz stava aspettando in auto fuori dall’ambasciata saudita a Istanbul che il suo compagno sbrigasse alcune pratiche burocratiche. In quei momenti però Khashoggi veniva ucciso e poi fatto a pezzi da alcuni agenti di Riad, che secondo la Corona saudita avrebbero agito “in autonomia” e non su istruzione del principe. Il Paese ha infatti “respinto del tutto” il rapporto della Cia e negato ogni responsabilità nell’omicidio.
Nel dicembre 2020 il documentario “The Dissident” ha raccontato la storia di Jamal Khashoggi, e nel frattempo Hatice Cengiz è diventata una testimonial internazionale di primissimo livello impegnata a favore della libertà di stampa nel mondo.
Sul caso si è svolto un processo in Arabia Saudita che ha condannato in via definitiva 5 imputati a 20 anni di prigione e altri 3 a pene tra 7 e 10 anni, rivedendo un precedente verdetto che prevedeva cinque condanne a morte. “Un processo farsa”, secondo la compagna del giornalista, che ha accusato Riad di voler chiudere il caso senza indicare la verità sul mandante dell’assassinio.
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