Le cuciono insieme mamma e figlia e poi le spediscono in tutti gli Stati Uniti. L’idea di Ashley Lawrence, studentessa del Kentucky, sta facendo così il giro del mondo. Ha cominciato a confezionare delle mascherine con una parte in plastica trasparente in corrispondenza della bocca. Una variante che permette alle persone sorde o ipoudenti di poter sfruttare e fruire del linguaggio labiale per comunicare anche durante l’emergenza coronavirus.

Eppure la stessa Lawrence dichiara di non essersi inventata nulla e che l’idea le è venuta guardando sul web i video delle protezioni fai dai te che girano in questi giorni. “Mascherine di questo tipo esistono già – ha spiegato sui social la 21enne – sono fatte con il tessuto usato per le mascherine chirurgiche, ma proprio come le normali protezioni anche queste sono diventate difficili da trovare oggi”. Gli Stati Uniti sono il Paese con più contagi al mondo, con oltre 311mila positivi e oltre ottomila decessi. Il principale focolaio è New York e l’uso delle mascherine è raccomandato anche dalle autorità.

Quindi Ashley si è messa alla macchina da cucine insieme con la madre e ha cominciato a produrre questi dispositivi di protezione per sordi e ipoudenti. “Ho modificato il modello – ha spiegato Ashley – per essere adattato a coloro che leggono le labbra o che, durante la comunicazione con la lingua dei segni, si affidano alle espressioni facciali per comprendere significati e intenzioni. Le espressioni facciali fanno parte della grammatica della lingua dei segni, come anche il labiale. Si perdono informazioni se non si può vedere il volto”.

Lawrence ha usato finora plastica e lenzuola per produrre le mascherine. Ha anche aperto una raccolta fondi per la realizzazione di tali dispositivi sulla piattaforma GoFundMe il cui ricavato andrà a un’associazione che sostiene genitori di bambini non udenti. E ha raccolto decine di ordini anche dall’Italia.

Redazione

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