Maurizio Stecca è stato messo al tappeto dal coronavirus. Il pugile lo ha raccontato in un’intervista a Il Corriere della Sera. Dopo la positività le sue condizioni si sono aggravate. Quattro giorni in rianimazione. “I medici mi hanno detto che non sarò più quello di prima. Ma io cercherò di riprendermi per continuare con la carriera da allenatore”, ha raccontato al quotidiano. Stecca, oro olimpico alle Olimpiadi di Los Angeles nel 1984 e due volte campione del mondo WBO dei pesi piuma, è tecnico federale e ambasciatore della Federazione pugilistica italiana.

Ha ricordato che quando aveva 33 anni, carriera finita, era stato otto mesi in casa per la depressione: non sapeva cosa fare. Si è ammalato anche di Epn (emoglobina parossistica notturna), una patologia rara curata per dieci anni con trasfusioni di sangue. Due volte è finito in coma. Il covid però è stata la prova peggiore, ha detto. Circa 15 giorni ricoverato, quattro in terapia intensiva. “Ho vinto il match della vita”, aveva detto dopo la guarigione.

Ha paragonato la sua lotta contro il contagio al match contro Louie Espinoza del 1989 a Rimini. Un incontro perso per ko che non gli avrebbe impedito un anno dopo di vincere il titolo mondiale. Vuole pensarla così: immaginare un recupero simile anche dopo la batosta del covid-19. Le prime settimane dopo il contagio non riusciva neanche ad alzarsi dal letto e a mettere in ordine i passi per camminare.

Il virus mi ha scombinato i polmoni, il cuore, il sistema immunitario, addirittura la tiroide, tutto il corpo. Oggi ancora non sento i sapori e mi accorgo di non poter più salire le scale velocemente, come ero abituato a fare. Devo anche fare attenzione ai battiti: subito dopo il ricovero ne avevo 120 al minuto, mentre da sportivo professionista ero abituato ad essere bradicardico”, ha raccontato. A sostenerlo nella sua battaglia la sua famiglia, il fratello campione anche lui Loris Stecca, tanti pugili, la mentalità della boxe.

È stata fondamentale. Lo sport che ho fatto mi ha insegnato lo spirito di sacrificio. Un giorno il taglio sopracciliare, l’altro un colpo al fegato, l’altro ancora allo zigomo, allenamenti su allenamenti, ti insegnano a non tirarti indietro. Ed è quello che voglio fare ora: non abbandonarmi. Ma è soprattutto merito del vaccino se sono qui. Probabilmente non mi sarei svegliato dalla rianimazione, se non fosse stato per le due dosi ricevute”.

A fine gennaio i fratelli Stecca hanno dovuto dire anche addio a Bruna, la madre di 81 anni morta all’Ospedale Infermi di Rimini. La donna era molto conosciuta a Rimini per via della pizzeria che con la famiglia aveva gestito per anni. “Mamma questa è l’ultima volta che ti ho visto con i nipoti e figli, è stata una bella cosa. E stamattina ci hai lasciati volando in cielo a raggiungere tuo marito. Spero solo che vi incontriate e proteggerete le nostre famiglie. Rip mamma mia”, aveva scritto Maurizio Stecca sui social. L’ex campione del mondo oggi vive a Casale sul Sile, in provincia di Treviso.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.