Ho portato qui un amico no vax che si è convinto, ma siccome ha paura dell’iniezione ci penso io a fargli il vaccino.” Con questa scusa riusciva ad accedere agli hub vaccinali, dove aveva già prestato servizio in passato. Peccato che non accompagnasse persone che volevano vaccinarsi, bensì clienti che la pagavano tra i 250 e i 300 euro ai quali iniettava una soluzione fisiologica, in modo che potessero ottenere il Green Pass.

Questo è uno dei dettagli emersi dall’indagine che ha portato all’arresto di un’infermiera di Piacenza di 50 anni accusata di falso e corruzione, insieme a un complice che aveva il compito di ‘procacciare’ i clienti. La donna avrebbe inoltre fatto risultare positivi tamponi che in realtà non lo erano.

L’indagine dei Carabinieri

Sono 25 gli indagati nell’inchiesta sulle finte vaccinazioni. Vita Bagnulo, questo il nome dell’infermiera, si recava nel centro vaccinale, dove aveva già prestato servizio da volontaria in passato, raccontando di essere riuscita a convincere dei no vax a vaccinarsi, a patto che facesse lei l’iniezione. In questo modo convinceva i vaccinatori a farsi da parte, lasciandola da sola.

In alcuni casi avrebbe iniettato soluzione fisiologica, mentre in altri avrebbe semplicemente gettato via il siero, mettendosi di spalle e coprendo le sue azioni in modo che le telecamere dell’hub non potessero riprenderla. In un’intercettazione ambientale del 19 dicembre, si sente l’infermiera arrestata dire a una collega: “Sono delle persone no vax che, con dei canali… reclutiamo, poi si convincono. (…) La procedura che io faccio solo per loro, io sono il garante, no, in qualche modo, pure a livello psicologico!“.

La segnalazione è partita dalla stessa Asl di Piacenza. La donna, regolarmente vaccinata, era riuscita a creare un ‘giro’ di clienti- oltre 20- grazie all’aiuto di un collaboratore, finito ai domiciliari.

Ma non solo. Quando ormai non era più autorizzata a fare le vaccinazioni, poi risultate finte, a causa di controlli e sospetti, l’infermiera di Piacenza aveva escogitato un altro piano per ottenere soldi. Ossia, secondo le indagini, avrebbe chiesto ai suoi ‘clienti’ di presentarsi in una farmacia dove lavorava in nero: li avrebbe fatti risultare positivi a un finto tampone e poi, passati 10 giorni, negativi a un secondo. In questo modo sarebbero risultati guariti a avrebbero ottenuto il super Green Pass. “Alla fine praticamente di questi dieci giorni – si sente Bagnulo dire in una conversazione intercettata a inizio gennaio all’interno della farmacia – dal momento che parte la segnalazione fate un altro test che ovviamente verrà fuori negativo, perché voi siete negativi eh“.

In un’altra raccomandava di raccontare bugie al medico: “Vi faccio stampare che oggi siete stati trovati positivi, ok? E così avete il punto di partenza. Lunedì, quando chiamate il medico gli dite che da quattro, cinque giorni avevate mal di testa, raffreddore e balle varie.

Sono ancora in corso le indagini per stabilire il numero degli episodi penalmente rilevanti contestabili all’infermiera, nonché dei soggetti implicati. Secondo il Gip che ha disposto la custodia cautelare in carcere, inoltre, sarà necessario approfondire i ruoli degli infermieri vaccinatori, che hanno lasciato agire indisturbata la Bagnulo, ma anche le modalità adottate per arrivare al proprio scopo. Nel fascicolo altri tre infermieri risultano indagati a piede libero, in concorso con l’operatrice. In un passaggio dell’ordinanza il giudice li definisce “imprudenti colleghi”.

“Folle pagare per non vaccinarsi”

Ci sentiamo traditi” ha commentato Luca Baldino, direttore generale Ausl di Piacenza. “Tutto questo nasce da un nostro esposto e se da un lato, c’è il conforto di aver identificato la cosiddetta ‘mela marcia’, questo non toglie il sentimento di rabbia e amarezza che proviamo nel sapere che una sola persona, per soldi, va a vanificare l’operato di due anni e mezzo di pandemia, fra l’altro sul tema delle vaccinazioni, elemento fondamentale per combatterla“. L’infermiera, ha annunciato, verrà sospesa, ma se dovessero esserci le condizioni, potrebbero procedere direttamente al licenziamento.

I controlli sono scattati dopo una confessione. “Un utente, confidandosi con due nostri operatori non impiegati negli hub vaccinali, aveva detto loro di avere un parente ricoverato per Covid-19, che risultava vaccinato pur sapendo che non si era sottoposto all’inoculazione” ha spiegato Baldino, “I due operatori hanno fatto la cosa giusta e, non sottovalutando quella confidenza, lo hanno segnalato immediatamente al proprio direttore di dipartimento che, a sua volta, ha fatto la cosa giusta e me lo ha fatto sapere. Così, sono andato dal nostro procuratore e ho fatto denuncia. Purtroppo, anche se poi ci sarà il processo, questa cosa si è confermata veritiera.

Baldino definisce ‘una follia’ pagare per non farsi vaccinare. “Di Covid si muore e chi non è vaccinato, ha lo stesso rischio di ammalarsi gravemente e di morire che si aveva a marzo del 2020.” Infine l’appello: “Venite a vaccinarvi.

I precedenti

L’infermiera arrestata a Piacenza è solo l’ultima di una serie di professionisti sanitari coinvolti in finte vaccinazioni, organizzate con lo scopo di ottenere Green pass fasulli.

C’è stato il caso scoperto all’Asl di Napoli, che ha portato all’arresto di un infermiere e di un operatore socio sanitario a fine gennaio. Solo qualche giorno prima un’altra infermiera era stata arrestata dalla Polizia a Palermo: non era vaccinata e falsificava l’inoculazione del vaccino anti-Covid.

Mentre ad Ancona un infermiere professionale 51enne fingeva di somministrare il siero per poi gettarlo via, in un’inchiesta che ha coinvolto oltre 50 persone.

Mariangela Celiberti

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