La sentenza è arrivata nel pomeriggio. Assoluzione. E con la formula più ampia: «perché il fatto non sussiste». Un sollievo per Michele Schiano di Visconti, il capogruppo regionale di Fratelli d’Italia che afferma: «Giustizia è fatta». Era finito in un’inchiesta della Procura di Napoli con l’accusa di voto di scambio. In sintesi il pm Henry John Woodcock era convinto che Schiano di Visconti avesse barattato un posto di lavoro in cambio del sostegno promesso all’ex senatore Salvatore Marano per un candidato del centrodestra alle elezioni comunali del 2015.

E ne era talmente convinto da chiedere inizialmente la custodia cautelare agli arresti domiciliari per Schiano di Visconti e da ricorrere in Appello dopo il no incassato dal gip che non ritenne gli elementi raccolti dall’accusa sufficienti a giustificare un provvedimento di custodia cautelare. Due no, insomma, nonostante i quali il pubblico ministero portò avanti la sua tesi. Sempre con gli stessi elementi, però. La difesa di Michele Schiano di Visconti (avvocati Michele Riggi e Giuseppe Pellegrino), che oggi può dirsi soddisfatta della coraggiosa scelta di optare per l’abbreviato in un processo in cui tutti avevano scelto il rito ordinario, aveva più volte chiesto al pm un interrogatorio. Fu concesso il 4 agosto 2020, poco prima della campagna elettorale per le Regionali.

L’interrogatorio seguiva l’avviso di conclusione delle indagini preliminari. Tutta l’accusa nei confronti del capogruppo regionale di Fratelli d’Italia si reggeva sul contenuto di una conversazione intercettata. Insomma, anche in questo caso le intercettazioni usate come unico mezzo di prova. Il gip non le aveva ritenute sufficienti, il Riesame nemmeno. Michele Schiano di Visconti provò a spiegare agli inquirenti la sua versione dei fatti e a dirsi estraneo alle accuse che venivano contestate. Ma il pubblico ministero firmò comunque la richiesta di rinvio a giudizio anche nei confronti del politico di Fratelli d’Italia. Da allora è trascorso oltre un anno e mezzo e l’inchiesta è arrivata al vaglio del giudice dell’udienza preliminare.

Una dozzina gli indagati, fra politici e soggetti ritenuti legati alla camorra di Secondigliano (in origine erano 82 le persone indagate, in fase preliminare c’era stato un primo serio ridimensionamento). L’unico a non seguire il rito ordinario è stato proprio Michele Schiano di Visconti. Assistito dagli avvocati Michele Riggi e Giuseppe Pellegrino, il capogruppo regionale di Fratelli d’Italia ha optato per il rito alternativo convinto di riuscire a far valere le proprie ragioni e dimostrare la propria estraneità alle accuse. Una scelta coraggiosa, se si pensa che tutti gli altri coinvolti nell’inchiesta sono stati rinviati a giudizio e a breve comincerà per loro un processo che chissà quanti anni durerà prima di arrivare a una prima sentenza.

Forse ci sarà un’attesa di tre o cinque anni. Michele Schiano di Visconti non ha voluto sottoporsi a questa attesa che spesso vale come una condanna preventiva, che costringe a rimanere in una sorta di limbo che condiziona le scelte personali e professionali di chi ne è protagonista. E così ieri si è celebrata l’udienza e, colpo di scena, anche il pubblico ministero di udienza (che non era il pm Henry John Woodcock ma il pm Lucio Giugliano) ha chiesto l’assoluzione dell’imputato Schiano di Visconti. In pratica, il nuovo pubblico ministero ha deciso di allinearsi alla tesi difensiva, di seguire le conclusioni a cui del resto erano arrivati anche altri magistrati prima (il gip aveva escluso la richiesta di misura cautelare non ritenendo sufficienti gli indizi di colpevolezza e il Riesame aveva respinto, ritenendolo inammissibile, il ricorso presentato dalla Procura contro la decisione del giudice delle indagini preliminari di negare gli arresti).

Al termine della camera di consiglio, il giudice Giovanni Vinciguerra è uscito con un dispositivo che vuol dire assoluzione piena per Michele Schiano di Visconti. Assoluzione «perché il fatto non sussiste». Una pronuncia che taglia di netto le gambe alla tesi della pubblica accusa. Non ci fu voto di scambio. Non c’è l’accusa perché non c’è il fatto. Bisognerà attendere ora il deposito delle motivazioni per conoscere nel dettaglio il ragionamento del giudice. Intanto Michele Schiano di Visconti commenta: «Ho sempre avuto fiducia nella magistratura. Ho affrontato con silenziosa dignità questa vicenda. Ora posso dire ad alta voce che giustizia è stata fatta».

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Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).